«Sono pronto ad assumermi la responsabilità delle scelte che ho fatto, non di quelle che non ho fatto e che non ho potuto in alcun modo impedire». Così il segretario regionale siciliano del Pd, Anthony Barbagallo nel suo intervento alla direzione regionale del partito, riunita a Palermo per analizzare i risultati elettorali. «Mi assumo ogni responsabilità politica ma non mi presto al gioco dei manovratori di palazzo, a chi piega l’interpretazione del dato elettorale ai suoi scopi privatissimi - ha continuato Barbagallo - Abbiamo perso le elezioni regionali, ma siamo la prima opposizione parlamentare». “Il Pd non ha ottenuto il risultato sperato, ma è vivo, resta in piedi, per cui non accetto che si parli del Pd siciliano come di un partito finito. - ha sottolineato - Che lo facciano gli avvoltoi, esponenti di altri partiti che per sopravvivere vogliono erodere pezzi del nostro consenso, è lecito; che lo facciano esponenti del Pd per spirito di rivalsa o che lo facciano i fuoriusciti del Pd per legittimarsi oggi dopo avere corso contro il Pd, dopo avere brigato con gli avversari, dopo avere chiesto ai nostri iscritti di votare altre formazioni politiche, è insopportabile».
«E’ urgente dare esclusivamente alle direzioni regionali il potere di proporre e approvare le liste nazionali, senza dovere passare sotto il giogo delle Forche Caudine dell’approvazione nazionale, che di legislatura in legislatura determinano ferite insanabili», afferma rispondendo a chi lo accusa di non aver criticato le scelte dei candidati alle elezioni politiche. “Avrei voluto avere la possibilità di salvare tutti gli uscenti. - aggiunge - Non è stato possibile. Il dimezzamento dei parlamentari da un lato e le precise richieste che sono arrivate da Roma e dalle varie anime del Pd, che piaccia o no, hanno fatto il resto. Sono io il primo a ritenere che serva immediatamente una nuova forma di partito che restituisca autorevolezza agli organi regionali, ai territori e alle esperienze che rappresentano».
Primo partito a Trapani
«Il Partito democratico vive a livello nazionale e regionale un momento di difficoltà innegabile, ma in un quadro complicato ci sono comunque dei punti fermi dai quali ripartire: uno di questi è il buon risultato della provincia di Trapani, dove siamo il primo partito grazie a 24mila voti che valgono il 16,2%», dice il segretario del Pd per la provincia di Trapani, Domenico Venuti. “Nonostante le difficoltà di contesto, il Pd trapanese ha tenuto e questo grazie all’impegno dei candidati e ai tanti cittadini che hanno compreso il nostro messaggio - aggiunge Venuti -. L’esito finale di quest’ultima elezione non è ancora stato ufficializzato e diversi aspetti restano tutti da chiarire, a partire dalla lunga notte dello spoglio di alcune sezioni trapanesi e di Misiliscemi, ma intanto bisogna ragionare sulla sconfitta a livello regionale: dico subito che non mi appassionano i profeti di sventura, né le tesi di chi vorrebbe addirittura un cambio di simbolo o di nome. Credo, invece, fermamente, nel modello che abbiamo portato avanti in provincia di Trapani: ascolto del territorio e vicinanza ai cittadini e ai loro problemi». Venuti elenca poi i temi dai quali ripartire: «La crisi energetica sta acuendo le difficoltà delle fasce deboli e il Pd non può che ascoltare questo grido d’allarme che arriva dalle famiglie e dalle imprese, dalle grandi città come dai piccoli centri».
Provenzano: ora la svolta
«Il congresso regionale deve essere in linea con quello nazionale. Si dovrà discuterà sulle nuove regole per ricostruire un nuovo partito», ha detto il vicesegretario del Pd Giuseppe Provenzano, intervenuto online. “Anche io sto proponendo di cambiare alcune regole. - aggiunge - Adesso, dobbiamo scegliere una linea politica, perché la somma dei rancori non è linea politica, abbiamo invece bisogno di un percorso comune. Le divisioni sulle liste non erano politica. Creiamo un percorso nuovo, dove tutti ci dobbiamo mettere in discussione e aprirci all’allargamento ad altre realtà e al chiarimento politico. Sono in tanti che possono guardare al Pd. La discussione solo fra noi servirà a poco».
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