Martedì 30 Aprile 2024

La marcia dei sindaci siciliani su Roma: no alle briciole per i nostri comuni

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La legge di Stabilità in gestazione a Roma in questi giorni assegna ai Comuni siciliani 44 milioni da dividere con la Sardegna per potenziare i servizi sociali e altri 50, sempre in «comproprietà», per aiutare le amministrazioni in pre-dissesto ad evitare il default. Briciole, almeno rispetto ai 300 milioni che i sindaci invocano a piazza Colonna, ai piedi di Palazzo Chigi. Dietro le quinte le diplomazie si stanno muovendo e tuttavia la manifestazione che l’Anci Sicilia ha organizzato per oggi è un punto di non ritorno nei rapporti con lo Stato. E non a caso in piazza con i sindaci c'è anche il governo regionale rappresentato dall’assessore Marco Zambuto. L’Anci, l’associazione guidata da Leoluca Orlando,  ha  portato in piazza a Roma almeno 150 sindaci. Cioè poco meno della metà della platea siciliana. Ma in piazza c'è soprattutto una emergenza finanziaria che lascia immaginare a partire dai prossimi mesi tagli ai servizi pubblici per far quadrare i conti. E per capire la portata dei tagli l’Anci ha ricordato ieri che «solamente 152 Comuni su 391 hanno approvato il bilancio di previsione 2021-2023, appena 74 sindaci hanno approvato il consuntivo 2020 e circa 100 Comuni si trovano già in dissesto o sotto piano di riequilibrio». Per fronteggiare questa emergenza l’Anci propone al governo nazionale due soluzioni: «La prima - illustra Mario Emanuele Alvano, segretario dell’Anci - è lo stanziamento di 300 milioni per coprire le falle dei bilanci. L’alternativa è una manovra che consenta ai sindaci l’abbattimento del 50% degli accantonamenti del Fondo crediti di dubbia esigibilità». Questa è una soluzione a costo zero perché prevede che vengano utilizzati per la normale amministrazione fondi accantonati per coprire eventuali buchi di bilancio. Fra le somme extra invocate dall’Anci ci sono pure quelle a titolo di «ristoro per i mancati incassi dei crediti frutto delle inefficienze del gestore regionale Riscossione Sicilia». Solo in ultima istanza l’associazione dei sindaci chiede una proroga al 30 novembre del termine per approvare i bilanci. È probabile che oggi una delegazione dei sindaci siciliani sia ricevuta dal ministro per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini. Mentre Zambuto, forzista anche lui, sta provando a ottenere dai ministeri dell’Economia e degli Interni misure per accogliere almeno alcune delle proposte dell’Anci: «È utopistico pensare che i Comuni della Sicilia possano affrontare le sfide del Piano nazionale di ripresa e resilienza senza una forte azione di sostegno sul piano della rigenerazione amministrativa e senza interventi sull’attuale assetto contabile e sulla riscossione dei tributi locali» ha detto l’assessore. Accogliendo anche l’ultima richiesta dei sindaci: lo sblocco delle assunzioni per coprire almeno alcuni dei 15 mila posti vuoti negli organici dei Comuni. A sostegno dei sindaci siciliani ci sono Cgil, Cisl e Uil. Alfio Mannino spedirà a Roma un rappresentante della Cgil. Claudio Barone, leader della Uil, fa proprie le obiezioni dei sindaci sulle prime misure messe in campo da Draghi: «I fondi inseriti nella manovra economica del governo nazionale sono somme che stanno arrivando in ritardo e di cui gli altri Comuni italiani hanno già usufruito. È un atto dovuto ma che di certo non servirà ad evitare il dissesto finanziario». Anche il Pd, con Giuseppe Lupo, si schiera con i sindaci e chiede pure al governo Musumeci «di provvedere rapidamente a proporre, d’intesa con lo Stato, le modifiche normative necessarie ad adeguare le indennità spettanti agli amministratori locali dei Comuni siciliani a quelle previste nel resto d’Italia». È un appello che fa proprio l’Asael, l’Associazione amministratori di enti locali guidata da Matteo Cocchiara: «La manovra nazionale ha stanziato nuove risorse per l’aumento dell’indennità. In Sicilia però la materia è attribuita alla competenza esclusiva della Regione e così senza un’analoga previsione nella Finanziaria regionale i nostri sindaci avranno un trattamento economico inferiore rispetto a quello dei loro colleghi nel resto del Paese». C’è poi un’altra faccia della protesta. A Roma c'è Totò Martello, sindaco di Lampedusa: «Guido un’isola di frontiera interessata dal fenomeno dei flussi migratori e ribadisco la necessità che il governo nazionale predisponga misure concrete a sostegno della mia comunità che non ha mai fatto venir meno l’impegno per l’accoglienza umanitaria».

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