L'Italia si prepara alla ripartenza. In Senato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte parla sull'emergenza coronavirus in un’Aula piena di senatori, tanto nell’Emiciclo quanto nelle tribune, anche quelle normalmente destinate alla stampa. «Si prospetta una fase molto complessa: dobbiamo procedere a un allentamento del regime attuale delle restrizioni e fare il possibile per preservare l'integrità del nostro tessuto produttivo. Il motore del Paese deve avviarsi ma sulla base di un programma ben strutturato. Anche per le misure di distanziamento sociale ci saranno alcune modifiche, non ci sfugge la difficoltà dei cittadini «nel continuare a rispettare» le regole anti contagio e l'aspirazione al ritorno alla normalità. Stiamo elaborando un programma di progressive riaperture che sia omogeneo su base nazionale e che ci consenta di riaprire buona parte delle attività produttive e anche commerciali tenendo sotto controllo la curva del contagio». Lo dice il premier Giuseppe Conte nell’informativa al Senato in vista del Consiglio europeo. «Sulla risposta sanitaria il governo ha elaborato una strategia in cinque punti. Il primo è mantenere e far rispettare distanziamento sociale, promuovere utilizzo diffuso di dispositivi di protezione individuale fino a quando non disponibili terapia e vaccino», ha detto Conte. L’utilizzo della app per il tracciamento degli spostamenti delle persone per il contrasto della diffusione del coronavirus sarà «su base volontaria» e «chi non vorrà scaricarla non subirà limitazione nei movimenti o altri pregiudizi», ha continuato il presidente del Consiglio. «Questa emergenza incide sulle fasce più fragili, rischia di creare nuove povertà e lacerare un tessuto sociale già provato. Abbiamo già compiuto alcuni passi. Il governo però è consapevole che questi interventi non sono sufficienti: occorre un sostegno alle famiglie e alle imprese prolungato nel tempo ancora più incisivo. Le recenti previsioni del Fmi stimano una caduta del 9,1% del Pil. Di fronte a questo quadro dobbiamo potenziare ulteriormente la risposta di politica economica, perciò il governo invierà brevissimo al Parlamento un’ulteriore relazione con una richiesta di scostamento pari a una cifra ben superiore a quella stanziata a marzo. Sarà una cifra non inferiore a 50 miliardi di euro, con intervento complessivo che, sommando i precedenti 25 miliardi, sarà non inferiore a 75 miliardi».