ROMA. Dalle Olimpiadi alla riforma istituzionale, dai dati sul jobs act al tifo calcistico. E' duello a tutto campo, a 'Otto e mezzo', tra il premier Matteo Renzi ed il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio. "Se io sono Fonzie, lei è Ralph Malph", è il parallelo con cui il premier prova a scherzare, dopo aver difeso il sì al referendum. "Chi vota no vota la Casta", afferma. E ribadisce la disponibilità a cambiare l'Italicum, disponibile "qualunque decisione prenderà la Corte Costituzionale" e allibito dal fatto che M5S proponga il ritorno al proporzionale "puro da Prima Repubblica che porta agli inciuci".
Quasi tre quarti d'ora di botta e risposta tra premier e giornalista con Lilli Gruber spesso costretta al ruolo di arbitro. Renzi non dà novità ma punto per punto rivendica l'attività del governo. Ma il primo pomo della discordia è la scelta di Virginia Raggi di rinunciare alle Olimpiadi. "La vicenda è chiusa ma il punto impressionante è che i grillini hanno ammesso di non essere in grado di cambiare le cose", ribatte il premier dando prima del tu e poi, quando il clima si surriscalda, del lei al direttore del Fatto che elenca la "tranvata" di costi sostenuti da altre città candidate.
"Ho una visione ontologicamente diverso da Travaglio, io tifo per l'Italia non solo a livello calcistico visto che lui tifa per la Germania", è la frecciata del premier. Scambio di battute al vetriolo anche sui dati della crescita e del lavoro. Il governo, afferma il direttore del Fatto evitando di guardare in faccia il premier, ha fatto "doping, non crescita". "Quello che è diminuito in questi due anni sono le copie del Fatto quotidiano, non i posti di lavoro", contrattacca il premier invitato da Travaglio a guardare il numero delle copie vendute.
Sui posti di lavoro creati dal jobs act, più 585mila, il capo del governo si dice pronto ad un fact checking sul sito del giornale e sulla crescita, pur ammettendo di non essere ancora soddisfatto, assicura che il Pil del 2017 "sarà più dello 0,8%, migliore di quello del 2016". Il picco dello scontro si raggiunge quando Renzi definisce l'assessore ai rifiuti di Roma Muraro "la preferita" di Travaglio. Il giornalista si scalda: "Ho chiesto le dimissioni della Muraro, pensi agli indagati del Pd". E Renzi: "Sono felice che Travaglio abbia scoperto il magico mondo del garantismo".
E il clima non migliora sul tema del referendum sul quale i toni si scaldano anche tra i partiti con Danilo Toninelli (M5S) che sostiene che se vince il sì "c'è un rischio violenze e estremismi". Nello studio di La7 il dibattito si fa incandescente: "Se vince il Sì si passa dal bicameralismo perfetto al bicameralismo cazzaro", attacca Travaglio.
"Ero renziano - prosegue il direttore - quando gli sentivo dire 'dimezzeremo i deputati e senatori e poi pure le indennità'. Ora sono preoccupato perché adesso il Pd si sta rendendo conto che l'Italicum è una vaccata, non vorrei che dopo che vince il Sì si rendano conto che anche la riforma è una vaccata".
"Il noto costituzionalista Travaglio - replica Renzi - usa espressioni, da 'ciucciare' a 'cazzaro', degne della migliore tradizione costituzionale. Vuol difendere la democrazia e non riesce nemmeno una volta ad accendere l'orecchio". Tra una stoccata e l'altra il premier è costretto a difendere, almeno un pò il suo ministro Beatrice Lorenzin: niente dimissioni, assicura. Ma certamente la campagna per il Fertility day è "inguardabile dal punto di vista della comunicazione".
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