ROMA. Negli ultimi mesi, al crescere degli attacchi e delle accuse di faziosità degli esponenti renziani del Pd, aveva sempre scelto di non replicare. Nell'ultima edizione del Tg3 da lei condotta, dopo le nomine ai tg, Bianca Berlinguer ha deciso di rispondere, senza troppi giri di parole. «Sette anni fa, quando ho assunto la direzione, dissi in un editoriale che avrei voluto un Tg3 corsaro e evidentemente questo non poteva piacere a tutti - ha affermato -. Negli ultimi tempi non sono mancate pressioni sgraziate e attacchi sguaiati da settori importanti delle classi politiche, ma il Tg3 non ha perso la sua identità e gli auguro di rimanere saggio e irriverente come è sempre stato». Un editoriale breve e incisivo che la giornalista, in blusa rosa pallido, ha letto tra qualche cenno di commozione. «Vivere senza il Tg3 non sarà facile - ha sottolineato -. Non sarà facile rinunciare al rapporto quotidiano con voi spettatori, alle critiche aspre, sempre fatte con intelligenza e sentimento, ma anche ai tanti apprezzamenti affettuosi. Non sarà facile fare a meno della tensione quotidiana, dell'entusiasmo e della voglia di raccontare la cronaca, le tragedie e la speranza». Poi un'altra frecciata a chi la definisce schierata. «Me ne vado con la malinconia tipica di ogni separazione dolorosa - ha proseguito -, ma anche con la soddisfazione per i riconoscimenti per il costante rispetto del pluralismo arrivate da tutte, ma proprio tutte le parti politiche». Parole che arrivano a chiusura di una giornata ancora segnata da polemiche. L'insediamento dei nuovi direttori, Ida Colucci al Tg2, Luca Mazzà al Tg3, Andrea Montanari a Gr e Radio1, Nicoletta Manzione a Rai Parlamento ci sarà la prossima settimana, ma oggi è stato già il giorno dei saluti per Berlinguer, che da fine settembre condurrà una striscia quotidiana realizzata con Michele Santoro e da febbraio sarà anche in seconda serata, ma anche per Marcello Masi, che entrerà nella direzione per l'Offerta informativa guidata da Carlo Verdelli, Flavio Mucciante e Gianni Scipione Rossi. Le nomine lasceranno strascichi - c'è da giurarci - alla ripresa dopo la pausa estiva, con la riunione del cda il 15 settembre. Il consigliere Carlo Freccero ha denunciato il mancato rispetto del piano anticorruzione, che prevede l'obbligo del job posting, cioè l'esame delle candidature per i nuovi direttori. L'Autorità Anticorruzione, guidata da Raffaele Cantone, già interpellata dall'Usigrai sulle nomine degli esterni, potrebbe esaminare anche questo dossier. Si parlerà poi degli stipendi, come chiesto dai consiglieri indicati dal centrodestra, Arturo Diaconale e Giancarlo Mazzuca, che intendono conoscere i guadagni dei nuovi direttori, ma anche le misure per il contenimento dei compensi d'oro. «Non è mai successo che delle nomine venissero fatte così, interne e con il grado - ha detto il renziano Michele Anzaldi -. È un trionfo, su questo, di Campo Dall'Orto. L'ha fatto per distogliere l'attenzione da cose scandalose come il loro stipendio». Anche il presidente del Pd, Matteo Orfini, non ha risparmiato critiche ai vertici di Viale Mazzini. «Queste scelte - ha affermato - non mi sembrano frutto di un piano di riorganizzazione dell'offerta giornalistica». Il dg è ora concentrato sulle Olimpiadi che la Rai trasmetterà da questa sera in esclusiva. La tv pubblica, oltre che al successo di ascolti, punta all'affermazione delle app RaiRio2016 e RaiRioVR, già disponibili per i dispositivi mobili, che garantiranno «una immersione totale nei luoghi olimpici». «Dopo il grande successo riscontrato con le app realizzate per gli Europei di calcio - ha spiegato Campo Dall'Orto - si tratta di un passo ulteriore nella direzione tracciata per trasformare Rai da broadcaster a media company. Le Olimpiadi sono una splendida occasione per dimostrare nuovamente quanto l'azienda stia investendo sul fronte digitale»