PALERMO. "L'Europa riconosca formalmente che collaborare con la Palestina è un fatto importante che va oltre alle semplici astratte dichiarazioni delle organizzazioni umanitarie e delle commissioni europee. La difesa dei diritti umani avviene veramente se facciamo cose concrete. La Sicilia, in tal senso, ha già avviato una collaborazione con la Palestina nel settore della salute e intende allargare la collaborazione anche ai settori dell'agricoltura e della pesca su un modello secondo cui la Regione Sicilia che non è uno Stato, riconosca formalmente uno Stato, quello palestinese, a cui è negato il diritto alla propria identità e indipendenza". Lo ha affermato il presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta, che oggi ha incontrato gli attivisti della Marianna, il peschereccio della coalizione internazionale Freedom Flotilla 3 approdato al porticciolo della Cala di Palermo. La Freedom Flotilla 3, è impegnata dal 2010, nell'impresa di far terminare l'embargo da parte di Israele nella Striscia di Gaza. Il peschereccio che è partito dalla Svezia un mese fa, farà domani tappa a Messina per poi incontrare altre imbarcazioni nel Mediterraneo e tutti insieme proseguire verso Gaza. "Abbiamo chiuso un accordo con l'assessore alla Salute - ha proseguito Crocetta - che ha portato alla realizzazione di una struttura ospedaliera in Palestina. Vogliamo continuare a collaborare con la Palestina attraverso progetti in tutti settori e mettendo a disposizione del popolo palestinese le nostre strutture sanitarie. In sostanza desideriamo contribuire a questa affermazione non solo con i fondi della Regione ma anche su scala Europea. E' necessario, infatti, che questi progetti di collaborazione con la Palestina siano finanziati anche dall'Europa". "Nel Mediterraneo - ha proseguito Crocetta - ci sono conflitti che provengono dalla irrazionalità dietro alla quale ci sono grandi interessi dei gruppi per il controllo della proprietà del petrolio, del canale di Suez, interessi per i traffici internazionali, per il gas che sovrastano i diritti fondamentali delle persone. Conflitti che a volte vengono artificiosamente tenuti in piedi perché attraverso di essi si possono dividere dei popoli e si può portare avanti una politica di neocolonialismo".