Domenica 24 Novembre 2024

Il libro della giungla, al cinema un remake che sa di kolossal - Video

LOS ANGELES. Raramente il remake di un film compete con l'originale, in particolare se all'originale, diventato già un'icona, ci ha lavorato uno come Walt Disney e in particolare se la storia che narra gira da oltre cent'anni e quel primo film, realizzato cinquant'anni fa, è conosciuto e amato universalmente. Eppure a volte accade il miracolo. Con Il Libro della Giungla, in uscita il 14 aprile, Jon Favreau è riuscito nell'impresa. Una storia collaudata e quasi intoccata, nata originariamente dalla fantasia dello scrittore inglese Rudyard Kipling, un formato 3D innovativo che fa sembrare Avatar un film preistorico, un cast straordinario degno di un kolossal in odore di Oscar e un regista mago degli effetti speciali ma innamorato del cinema indipendente e dei film dove sono i rapporti tra i personaggi a farla da padrone. «Ovviamente avevo grande timore reverenziale a mettere le mani in un film che ha fatto personalmente Walt Disney, ma a distanza di 50 anni era arrivato il momento per raccontare di nuovo questa storia, con le nuove tecnologie che abbiamo finalmente a disposizione ma preservandone l'animo e le atmosfere, che sono sempre state il segreto del successo dell'originale. Il libro della giungla non è mai stato considerato uno dei film meglio realizzati da Disney, ma quello con più cuore e con personaggi unici e memorabili». Le prime recensioni al film sono entusiastiche e non c'è dubbio che avrà grandissimo successo. «Ora il mio lavoro è finito e sono nelle mani del pubblico, ma le reazioni di chi lo ha visto mi confortano molto. Nel film del '67 la storia era perfetta e abbiamo cercato di mantenerla più o meno identica. Mowgli è stato allevato dai lupi nella giungla, ma quando Shere Khan, la tigre, scopre il suo rifugio inizierà a cacciarlo. Durante la fuga verso il villaggio degli umani incontrerà i vari compagni di avventura, fino allo scontro definitivo e questo finale, diciamo a sorpresa. Raramente il remake di un film compete con l'originale, in particolare se all'originale, diventato già un'icona, ci ha lavorato uno come Walt Disney e in particolare se la storia che narra gira da oltre cent'anni e quel primo film, realizzato cinquant'anni fa, è conosciuto e amato universalmente. Eppure a volte accade il miracolo. Con Il Libro della Giungla, in uscita il 14 aprile, Jon Favreau è riuscito nell'impresa. Una storia collaudata e quasi intoccata, nata originariamente dalla fantasia dello scrittore inglese Rudyard Kipling, un formato 3D innovativo che fa sembrare Avatar un film preistorico, un cast straordinario degno di un kolossal in odore di Oscar e un regista mago degli effetti speciali ma innamorato del cinema indipendente e dei film dove sono i rapporti tra i personaggi a farla da padrone. «Ovviamente avevo grande timore reverenziale a mettere le mani in un film che ha fatto personalmente Walt Disney, ma a distanza di 50 anni era arrivato il momento per raccontare di nuovo questa storia, con le nuove tecnologie che abbiamo finalmente a disposizione ma preservandone l'animo e le atmosfere, che sono sempre state il segreto del successo dell'originale. Il libro della giungla non è mai stato considerato uno dei film meglio realizzati da Disney, ma quello con più cuore e con personaggi unici e memorabili». Le prime recensioni al film sono entusiastiche e non c'è dubbio che avrà grandissimo successo. «Ora il mio lavoro è finito e sono nelle mani del pubblico, ma le reazioni di chi lo ha visto mi confortano molto. Nel film del '67 la storia era perfetta e abbiamo cercato di mantenerla più o meno identica. Mowgli è stato allevato dai lupi nella giungla, ma quando Shere Khan, la tigre, scopre il suo rifugio inizierà a cacciarlo. Durante la fuga verso il villaggio degli umani incontrerà i vari compagni di avventura, fino allo scontro definitivo e questo finale, diciamo a sorpresa.

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