ROMA. Il dibattito sulle unioni civili è di scottante attualità e il cinema, capace di emozionare con un
linguaggio che più di altri riesce ad incidere sottilmente e in profondità nella società e di intercettarne i cambiamenti specie se parla di relazioni sociali e familiari, sembra quasi venire in soccorso. Sono in arrivo perlomeno tre film importanti e con grandi cast che su questo tema, con diverse storie, possono suscitare le reazioni del pubblico e colpire al cuore.
Il primo ad arrivare in sala, dopo l'anteprima alla Festa del cinema di Roma, è Freeheld con Ellen Page e Julianne Moore, in uscita il 5 novembre con Videa, poi The Danish Girl con il premio Oscar Eddie Redmaine nei panni del primo transessuale, diretto da Tom Hooper in sala il 18 febbraio da Universal, e infine Carol con Cate Blanchett in lotta per affermare il diritto di innamorarsi di una donna che dopo l'anteprima mondiale a Cannes esce da Lucky Red sempre a febbraio.
Freehald racconta la vera storia d'amore tra Laurel Hester (Julianne Moore) e Stacie Andree (Page) e della loro battaglia condotta nel 2005 per i diritti gay. Alla pluridecorata e coraggiosa detective del New Jersey Laurel viene diagnosticato un cancro ai polmoni. Una malattia che le lascia un breve margine di vita. Decide così di assicurare la sua pensione alla sua compagna Stacie con cui ha messo su casa con tanto di cane (quest'ultimo un desiderio di entrambe). Ma i funzionari della Contea di Ocean (Ocean County - New Jersey), detti Freeholders,
non hanno alcuna voglia di riconoscerle questo diritto. Dalla sua parte la poliziotta si ritrova il detective Dane Wells (Michael Shannon) e l'attivista per i diritti civili Steven Goldstein (Steve Carell). E questo fino alla vittoria finale.
«Grazie alla sentenza della Corte Suprema (26 giugno 2015) ora le cose vanno meglio - ha detto Ellen Page, omosessuale dichiarata, parlando alla Festa del cinema di Roma - ma in 31 stati non è così. A Los Angeles, anni fa, eri picchiato se si sapeva che eri gay. Spero che questo film faccia finalmente vedere l'impatto che la discriminazione può avere nella vita delle persone».
«Mi sono preparata trascorrendo tanto tempo con la vera Stacie e anche, ovviamente, vedendo il documentario che mi ha fatto piangere tantissimo», ha detto l'attrice canadese, che ha anche coprodotto il film ed è diventata nota come protagonista di Juno. Per lei il coming out omosessuale è stato a dir poco liberatorio: «Finalmente a Hollywood mi sono sentita per la prima volta libera di essere me stessa. Prima vivevo nel timore, mi sentivo svantaggiata, triste. Ora sono molto più felice, sia come essere umano che come attrice».
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