Domenica 24 Novembre 2024

"Non essere cattivo", il film di Caligari è il candidato italiano all'Oscar

ROMA. «Questa partita non è finita e ora ce la giochiamo tutta»: Valerio Mastandrea è, al solito, di poche parole ma di grande cuore. E oggi, che il film Non essere cattivo di Claudio Caligari, che ha prodotto in parte e a cui ha dedicato anima e corpo per mesi interi, è il candidato italiano alla selezione per gli Oscar stranieri, è davvero emozionato. La commissione di selezione, con Nicola Borrelli del Mibact, Nicola Piovani, Daniele Luchetti, le produttrici Tilde Corsi e Olivia Musini, il distributore Andrea Occhipinti, Stefano Rulli, i giornalisti Natalia Aspesi e Gianni Canova, lo ha preferito a titoli di autori più blasonati (Martone, Bellocchio, Moretti, tra gli altri). Il film ha avuto una lunga gestazione e non solo per la scomparsa del regista nel maggio scorso, cosa che ha impedito di farlo partecipare in gara alla Mostra del cinema di Venezia dove comunque è stato presentato tra gli applausi fuori concorso. Ecco dunque che la notizia di oggi, giunta forse a sorpresa, si carica di ulteriori significati, «come se l'onda emotiva di questo film continuasse per sempre», dice in un'intervista Mastandrea. L'attore, qui produttore insieme ai giovani intraprendenti di Kimera Film Paolo Bogna e Simone Isola (e associato Pietro Valsecchi), si è speso moltissimo per questo film diventandone testimone e oggi quasi si commuove per l'«emozione incredibile». Non essere cattivo, in sala da tre settimane distribuito da Good Films, ha incassato ad oggi circa 270 mila euro (dato Cinetel), grazie ad un bel passaparola «e magari ora con questa notizia stupenda crescerà ancora. L'aspirazione è sempre che un film sia visto. Noi siamo in poche sale: l'importante non sarà aumentare le copie ma avere il coraggio di tenerle, lottiamo contro logiche di mercato che vorrebbero un film uscito tre settimane fa già fuori dal circuito. Invece Non essere cattivo merita e ce lo stanno chiedendo un pò in tutta Italia. Io voglio che sia visto, discusso, amato e questa candidatura che non ci aspettavamo è proprio una bella soddisfazione. Poi certo bisogna saper perdere», dice con umiltà Mastandrea immaginando che Non essere cattivo incontri sulla sua strada colossi cinematografici insuperabili fino all'annuncio delle nomination il 14 gennaio, senza provare neppure a sognare una notte magica il 28 febbraio a Los Angeles. Il fatto è che questo film ha una tale storia di coraggio alle spalle - per alcuni versi simile a Per amor vostro di Guadino che a Venezia ha regalato la Coppa Volpi a Valeria Golino - che anche solo per la notizia di oggi ci sarebbe già tantissimo da festeggiare. Il regista Claudio Caligari è stato autore nel 1983 di un film diventato cult per un'intera generazione, Amore tossico, per il suo crudo racconto di un gruppo di giovani (attori non professionisti) di Ostia diventati preda dell'eroina. Poi ha impiegato 15 anni per girare il nuovo film, L'odore della notte (1988, con Valerio Mastandrea, Marco Giallini e Giorgio Tirabassi), che raccontava certi ambienti della malavita romana e ulteriori 17 anni per Non essere cattivo che aggiorna Amore tossico, sempre dalle parti del litorale romano, con la nuova dipendenza della metà anni '90, quella delle pasticche. Un film pasoliniano in debito con Ragazzi di Vita e Accattone, e con Mean Streets di Martin Scorsese secondo le ispirazioni dichiarate dello stesso regista. Poi la morte a maggio, appena concluso il montaggio. Una produzione di coraggio si diceva, dovuta alla caparbia intraprendenza di Mastandrea e di questa giovanissima società di produzione, la Kimera (ha prodotto il bel documentario La mia classe di Gaglianone ed ha in sviluppo il nuovo film di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, tratto dal romanzo di Walter Siti Il contagio). Con loro Taodue, Leone Film, Rai Cinema e Good Films che lo ha distribuito. Tante facce vere e non 'da attori', nel cast, a cominciare dai due amici inseparabili Cesare (Luca Marinelli) e Vittorio (Alessandro Borghi, tra i protagonisti dell'imminente Suburra), due 'fratelli di vita'.

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