Roberto Benigni torna in tv, su Rai1, con "La più bella del mondo", serata evento sulla Costituzione, ma il monologo iniziale, fulminante, è tutto su Berlusconi. «Volevo parlare di cose belle, ma questo dicembre ci sono state due notizie bruttissime, catastrofiche. Il 21 dicembre c'è la fine del mondo, ma non è la più brutta. L'altra ci ha spappolati tutti: con questa crisi, con tanti italiani che desiderano andare in pensione e non ci possono andare, c'è uno che ci potrebbe andare quando vuole e non c'è verso di mandarcelo». Poi Benigni prende per mano il pubblico in un viaggio attraverso i dodici principi fondamentali della Caostuzione, «modernissima e coraggiosa», e si emoziona nel raccontare il lavoro dei padri Costituenti, da Calamandrei a Dossetti, da Pira a Togliatti, da La Malfa (che chiama per un lapsus Giorgio e non Ugo) a Pertini. Il testo, sottolinea, «ha anticipato l'Onu» e le battaglie per i diritti civili. Benigni si infervora quando parla del lavoro («se non c'è, crolla tutto, la Repubblica e la democrazia»), dell'Italia «una e indivisibile» («dissero a Umberto scrivi, ma era Terracini», spiega, alludendo a Bossi), della laicità dello stato («con i Patti Lateranensi venne dato tutto alla Chiesa, fino all'ultima lira, ma non vogliamo niente indietro»). E si appassiona sulla cultura: «Siamo il paese della bellezza, che ha inventato la sindrome di Stendhal, l'opposto della sindrome di Bondi, per cui crollavano i monumenti, non gli uomini. Berlusconi invece è affetto dalla 'sacra sindrome', perchè si crede Dio». In questo video, uno stralcio della trasmissione.