Il sorriso di Mamoudou Gassama, uscendo oggi dall’Eliseo, era quello di chi si chiede se stia sognando o se sia tutto vero. Dalla fame e dalla paura, dai tentativi di arrivare sulle coste italiane dalla Libia con i barconi dei disperati fino a toccare il cielo con un dito: documenti regolari, un lavoro. E la Francia, fino a ieri ostile, che lo considera un eroe. Anzi, un supereroe, che coccola e chiama 'Spiderman'.
Il video in cui si vede il giovane maliano - 22 anni, rifugiato irregolare in Francia, abitante in un centro di Montreuil, alla periferia di Parigi - scalare a mani nude la facciata di un palazzo e salvare il piccolo, 4 anni, penzolante dal balcone di casa, è stato visto e rivisto da milioni di francesi, di ogni età.
«Ho pensato solo a salvarlo e, grazie a Dio, l’ho salvato». Mamoudou, mani in tasca e pochi grilli per la testa, stava andando sabato sera verso un bar, il solito, per vedere la finale di Champions League con gli amici. Sempre guardandosi intorno, come tutti i sans-papiers: basta un controllo di polizia e, senza documenti, c'è l’espulsione.
Il video è impressionante: Mamoudou scala balcone dopo balcone il palazzo del XVIII arrondissement di Parigi dopo aver visto, insieme a decine di persone che gridavano in preda al panico, il bambino appeso nel vuoto, con le mani aggrappate al balcone. Il papà, con il quale vive da solo, era uscito a fare la spesa e, sulla strada del ritorno, avrebbe ritardato perché «impegnato con il Pokemon Go», hanno fatto sapere fonti dell’inchiesta. L’uomo è stato fermato, il bambino, trattenuto dai servizi sociali, gli è stato riaffidato in attesa della madre, che rientra stasera dall’Ile de la Reunion.
Alla fine dell’impressionante sequenza, Mamoudou sale sul balcone dal quale penzola il bambino e lo afferra, un gesto che gli varrà la svolta nella vita. In poche ore, la Francia decide di regolarizzarlo: cittadinanza francese e Macron - che lo ha ricevuto per una chiacchierata faccia a faccia all’Eliseo - che lo ha decorato e gli ha offerto un lavoro. Si arruolerà fra i pompieri di Parigi, senza concorso, ad honorem.
"Lei - gli ha detto il presidente - è diventato per tutti un esempio, è normale che la nazione sia riconoscente». Diploma e medaglia per «atto di coraggio e dedizione», un eroismo che ha ricordato subito a tutti la storia di un connazionale di Mamoudou, Lassana Bathily, il maliano richiedente asilo che dell’interno dell’Hyper Cacher, il supermercato in cui nel 2015 furono tenuti in ostaggio dei clienti da un jihadista, fornì alle teste di cuoio che erano fuori elementi decisivi per lanciare l’irruzione.
Polo bianca, braccia che non sanno dove mettersi davanti alle telecamere e ai taccuini, il ragazzo lascia parlare il fratello Birama, 54 anni, che insieme ad altri familiari lo ha ospitato nella stanza del centro di accoglienza con altri familiari, tutti arrivati dallo stesso villaggio, Yaquiné. Da lì, Mamoudou partì nel 2013: «In Mali non avevo niente, nessuno che mi aiutasse - ha raccontato il giovane a Macron - mio padre non c'era». La strada percorsa è stata quella di tanti: Burkina Faso, Niger, poi oltre un anno in Libia ("lì ho molto sofferto", ha detto). Poi il primo tentativo in barcone, verso l’Italia, finisce con l’intercettazione della polizia e il rimpatrio. Ma non si scoraggia e riprova, riuscendo nel marzo 2014 a posare i piedi in Europa: «In Italia non conoscevo nessuno», ha spiegato a Macron, aggiungendo di aver voluto raggiungere il fratello in Francia.
Arrivato a destinazione, ha trascorso questi mesi lavorando in nero come operaio edile e dormendo in 15 metri quadrati su un materasso in terra. Domani mattina ha appuntamento con i servizi dell’immigrazione. Avrà immediatamente i documenti, poi - in giornata - andrà alla caserma dei pompieri dove presto entrerà in servizio effettivo.
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