MUSCAT. Da un anno e mezzo aveva deciso di ritirarsi dalle scene. Timido e introverso, Avicii non nascondeva lo stress che gli procurava la dimensione live. E così, giovanissimo e in piena ascesa, dopo un ultimo concerto ad agosto del 2016, aveva preferito continuare a dedicarsi solo alla musica in studio. « Noi tutti raggiungiamo un punto nella vita e nella carriera in cui capiamo cosa è più importante per noi. Per me è creare musica. E’ quello per cui vivo, quello per cui sento di essere nato. La fine dei live, non ha significato la fine di Avicii o della mia musica. Sono tornato nella dimensione dove tutto ha avuto un senso: lo studio. Il prossimo passo riguarderà il mio amore nel fare musica per voi. È l'inizio di qualcosa di nuovo. Spero che vi piaccia tanto quanto me», è la scritta che campeggia sul suo sito ufficiale. Ma quel «prossimo passo», Avicii, non l’ha potuto fare. Il produttore e dj svedese è stato trovato morto, a Muscat, capitale del Sultanato dell’Oman, a soli 28 anni (era nato a Stoccolma l’8 settembre 1989). Stringato il comunicato della sua portavoce, Diana Baron, che non ha fornito dettagli sulle circostanze della morte: «E' con profonda tristezza che annunciamo la perdita di Tim Bergling. La famiglia è devastata è chiediamo di rispettare la loro privacy in questo momento difficile». In passato aveva sofferto di pancreatite acuta, in parte dovuta anche all’eccesso di alcol. Dopo l’asportazione della cistifellea e dell’appendicite nel 2014, aveva cancellato una serie concerti. Solo tre giorni fa, sui suoi profili social, ringraziava soddisfatto per la nomination ai Billboard Music Award conquistata con il suo EP «Avicii (01)», uscito lo scorso agosto. Pioniere della Edm (Electronic Dance Movement), Tim Bergling, suo vero nome, aveva vinto due MTV Music Awards, un Billboard Music Award e conquistato due nomination ai Grammy. La musica era entrata nella sua vita da adolescente: a 16 anni le prime produzioni, a 18 il primo tour. «Quando mi guardo indietro, penso: wow, ho fatto io tutto questo? E’ stato il momento migliore della mia vita, ma con un prezzo - molto stress e molta ansia per me -: è stato il miglior viaggio della mia vita», aveva dichiarato tempo fa in un’intervista. Tanti i successi che lo hanno reso una star, tra hit radiofoniche, concerti sold out e ospitate in festival prestigiosi, in Europa e Stati Uniti: Le7els del 2011, la multiplatino Wake Me Up del 2013, Hey Brother (2013), The Nights (2015), Addicted To You (2013), per citarne solo alcune. Avicii faceva parte, a pieno titolo, della schiera di produttori-dj, che, sulla scia di David Guetta e Calvin Harris, hanno infranto le regole e rivoluzionato la musica degli ultimi anni. Ha anche collaborato con popstar del calibro di Madonna, Coldplay, Rita Ora. Un mese fa Netflix aveva rilasciato il documentario intitolato «Avicii: True Stories», incentrato sul ritiro dai tour. Increduli alla notizia della sua morte amici e colleghi. Tra i tanti messaggi di cordoglio in rete, quello di David Guetta che ha condiviso su Instagram una foto che li ritrae insieme, scrivendo: «È successo qualcosa di veramente orribile. Abbiamo perso un amico con un cuore così bello e il mondo ha perso un musicista di incredibile talento. Grazie per le tue bellissime melodie, per il tempo che abbiamo condiviso in studio, suonando insieme come dj o semplicemente godendoci la vita da amici. Riposa in pace».