Cameramen attrezzati con videocamere
del tutto simili a quelle dei turisti, dialoghi degli attori,
mimetizzati fra la folla, incisi su registratori portatili, il
regista a distanza di sicurezza che comunicava attraverso il
cellulare. Questi e altri stratagemmi, hanno permesso a Randy
Moore di girare senza chiedere alcun permesso, all'interno dei
parchi Disney (sia a Disneyland in California che a Disney World
in Florida) Escape from tomorrow, horror/fantasy in bianco e
nero, indipendente e a basso budget, che dopo il debutto al
Sundance a gennaio, è appena uscito nelle sale americane in
distribuzione limitata e in video on demand.
Dopo la proiezione al festival, molti si aspettavano che la
Disney agisse per bloccare l'uscita nelle sale di Escape from
tomorrow. Invece l'unica reazione dalla casa madre di Topolino è
stata dichiarare di essere a conoscenza del progetto. Una
strategia che, secondo molti osservatori, potrebbe essere la
carta vincente per non regalare pubblicità gratuita al film. In
realtà Escape from tomorrow, che ha cambiato parte della colonna
sonora ed esce con una versione più corta di 20 minuti rispetto
a quella del Sundance potrebbe essere protetto, secondo alcuni
giuristi consultati da testate come Hollywood Reporter, anche
dalla dottrina Usa del "fair use", che permette di utilizzare
limitatamente, anche senza permesso, nella propria opera,
materiale coperto da copyright, per un uso legato a critica,
commento, o per scopi educativi.
Certo l'ironia dei realizzatori sulla Disney non manca, a
partire dal poster nel quale il guanto bianco insanguinato,
ricorda quelli candidi indossati da Topolino.
La storia è costruita sull'incubo in cui finisce Jim (Roy
Abramsohn), appena licenziato, che durante la visita con la
moglie e i figli a Disney World, si ritrova vittima di visioni
sempre più inquietanti, che coinvolgono anche la sua famiglia.
Le attrazioni e giochi diventano teatro di crimini e pericoli,
fra principesse da favola/prostitute, misteriosi sotterranei e
un letale virus.
«Avevo già visitato i parchi Disney da bambino ma l'idea del
film mi è venuta dopo esserci tornato con i miei due figli e mia
moglie, che è infermiera e viene da un'ex repubblica sovietica -
ha spiegato il regista nelle interviste -. A un certo punto mi
ha detto che certe cose erano peggio di quelle che vede
nell'area psichiatrica dell'ospedale. Così ho iniziato a
guardare quel mondo con i suoi occhi. Ho iniziato a osservare,
mi sono immerso nel mondo Disney e mi è venuta voglia di
raccontarlo in una chiave diversa».
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