La zona gialla incombe in Sicilia e si prospetta una raffica di disdette nel settore turismo. I sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs lanciano l’allarme e stimano un venti per cento di rinunce tra coloro che si apprestano a viaggiare in Sicilia.
Le segreterie regionali guidate da Monia Caiolo, Mimma Calabrò e Marianna Flauto in una nota inviata al governo regionale si dicono «seriamente preoccupate per le segnalazioni che arrivano dagli albergatori sulle disdette che già stanno arrivando da parte di quei turisti che avevano prenotato dal 23 agosto in poi, data dalla quale la Sicilia dovrebbe passare in zona gialla».
I sindacati chiedono al governo di intervenire «al fine di non compromettere irreversibilmente la stagione turistica siciliana che, dopo la ripartenza, stava iniziando da qualche settimana a registrare segnali di ripresa. Quanto sta accadendo - aggiungono i sindacati - fa temere la prematura conclusione della stagione con le inevitabili nefaste ripercussioni sulle attività ricettive e non solo, soprattutto sulla tenuta dei livelli occupazionali».
Secondo i sindacati di categoria, infatti, la situazione di incertezza avrebbe gravi ripercussioni anche sulla situazione occupazionale e in particolare sugli stagionali. «A pagarne le conseguenze di questa fine prematura dell’estate - dicono le tre segreterie - sono soprattutto i precari, i lavoratori che attendono la stagione turistica per poter trovare nuovamente occupazione».
I sindacati chiedono quindi al presidente Musumeci «di potere intervenire con i mezzi che ritiene più opportuni, al fine di fare chiarezza sulle limitazioni che l’ingresso in zona gialla comporterebbe anche per i possessori di green pass. Considerato i tempi ristretti, visto che già si parla di anticipare l’ingresso in zona gialla già a partire dal 16 agosto, si chiede di intervenire tempestivamente».
Filcams, Fisascat e Uiltucs chiedono inoltre di chiarire che il green pass non può essere richiesto nelle mense aziendali, «evitando interpretazioni distorte della norma che si riferisce ai pubblici esercizi e non può certo riferirsi alle mense aziendali. Resta intesa la necessità di implementare i controlli nei confronti dei datori di lavoro, affinchè non venga meno l’osservanza delle misure di prevenzione al fine di garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori».
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