Il settore benessere è in grande sofferenza. Per questo è stata presentata una petizione con 50 mila firme al ministro per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini, da parte di Confartigianato, Cna e Casartigiani. “L’intento della petizione è di far capire al Governo nazionale che i luoghi del nostro settore sono sicuri: sia per chi ci lavora, sia per i nostri ospiti - dichiara infatti Alessandro Silvio, presidente regionale della categoria acconciatori di Confartigianato - chiediamo di riaprire in zona rossa, ma anche che vengano ridotte le tasse e implementati i ristori”.
Tra le altre proposte, quella della riduzione dell’Iva, “per contrastare l’abusivismo, essendo più competitivi”, conferma Silvio, ma anche la possibilità di diminuire i contributi da pagare a livello comunale. Nel frattempo i lavoratori della categoria hanno investito denaro per adeguarsi ai protocolli, e ogni mese la bolletta anti Covid costa intorno ai 200 euro: “compriamo costantemente sanificatori, gel mani, mascherine che diamo ai clienti sprovvisti”, racconta il Presidente regionale di Confartigianato; spese che gravano sui guadagni già ridotti dalle aperture a singhiozzo, ma anche dagli stessi protocolli che impongono un certo numero di clienti per metratura.
A peggiorare la situazione, poi, c’è la piaga dell’abusivismo. “Purtroppo molte persone pensano che facendo andare i parrucchieri a casa siano più al sicuro, mentre è al contrario: andando di casa in casa gli abusivi potrebbero diffondere facilmente il virus - rammenta Silvio - dall’altro lato, nei locali le entrate sono contingentate dagli appuntamenti, le mascherine vengono sempre indossate, vengono igienizzate le mani, ma anche le sedute e gli strumenti utilizzati per lavorare”. Lo scontento quindi dilaga tra i lavoratori del settore benessere, già espresso in recenti proteste, e acuito dalla mancanza di spiegazioni rispetto ai cambi di decisione.
“Non sappiamo perché prima in altre zone rosse potevamo rimanere aperti, e invece adesso dobbiamo chiudere. Non ci è stata data alcuna motivazione”, conferma Silvio, che intanto, come Confartigianato benessere, ha anche mandato una lettera al governatore Musumeci, “chiedendo di essere inseriti, in quanto acconciatori, in una categoria privilegiata per essere vaccinati”. Le proposte però “nascono e muoiono sul tavolo di presentazione”, per usare le parole di Alessandro Silvio, “speriamo che presto ci diano delle risposte, perché le meritiamo”.
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