Da lunedì la Sicilia è in zona gialla, un passaggio che ha comportato la modifica delle misure, incluse quelle relative al settore della ristorazione. È ad oggi possibile infatti consumare cibi e bevande all’interno dei bar, dei ristoranti e delle altre attività, dalle 5 alle 18: un cambiamento non da poco per i titolari e i collaboratori che da mesi lavorano a intermittenza.
Dario Pistorio, presidente Fipe Confcommercio Sicilia, fa dunque un bilancio della prima giornata, dati alla mano. Ad aprire totalmente sono stati i bar, “che mentre prima potevano fare solo asporto e delivery, adesso, potendo servire al banco e ai tavoli, riprendono a respirare, mentre i ristoranti ancora oggi stanno soffrendo. Il 40% dei ristoranti - continua Pistorio - ha aperto, pur offrendo solo il pranzo, mentre il restante 60% si divide in un 40% che apre solo il fine settimana, e in un 20% che, conti alla tasca, ha deciso di non aprire del tutto”.
Anche per le pizzerie si registrano dati differenti: chi offriva delivery e asporto continua a lavorare, di chi invece non lo offriva ha aperto solo il 30%. “Pub e locali serali, un settore molto colpito, rimangono completamente fermi, così come le discoteche”.
Considerati i primi giorni, comunque, dichiara Pistorio: “Abbiamo avuto una risposta della clientela molto alta. Ricordiamoci che siamo in rigore Covid”, e che gli orari di apertura concessi alla ristorazione in fascia gialla non avvantaggiano davvero la categoria, che ricava solo di sera il 70% del proprio fatturato.
“Non siamo contenti anche con la zona gialla”, dice infatti Pistorio, “abbiamo richiesto sia a livello regionale sia a livello nazionale che i ristoranti rimangano aperto fino alle 22, magari con misure di controllo più stringenti. “È un grande disagio per l’indotto e per gli esercenti”, continua il presidente Fipe, che ricorda i numeri del 2020 ricavati dal centro studi: ammontano a 2 miliardi e 800 mila euro le perdite solo per i pubblici esercizi Siciliani.
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