Sicilia in zona gialla, ristoranti aperti fino alle 18: "Ma serve tornare in servizio anche la sera"
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Da lunedì la Sicilia torna in zona gialla, cosa cambia per i ristoratori? Ne parliamo con Antonio Cottone, presidente Fipe Confcommercio e titolare “La Braciera”, che così commenta il cambio di colore: “Per noi il passaggio alla zona gialla è fondamentale, le nostre attività possono ripartire, anche se a ritmi ridotti. L’apertura fino alle 18 infatti non ci consente di sviluppare appieno le nostre potenzialità, perché la maggior parte del nostro fatturato, dal 70 al 75% si sviluppa la sera”. Per ovviare al problema Fipe ha ufficialmente chiesto al governo di “rimodulare le due colorazioni, gialla e arancione”, in modo che l’apertura dei locali possa essere consentita fino alle 18 in zona arancione e adeguata all’orario del coprifuoco in zona gialla. All’interno dei locali intanto l’obiettivo rimane quello di garantire la massima sicurezza a personale e clienti. “L’inserto Covid del DVR - documento valutazione rischi - che ogni attività commerciale del settore ristorazione deve seguire”, dice Cottone, “prevede la formazione del personale, il rispetto del distanziamento fisico, la presenza di più punti di igienizazzione nei locali, la sanificazione degli ambienti, il distanziamento dei tavoli, e un accurato tracciamento degli ingressi. Regole che abbiamo già messo in pratica e che continueremo a seguire”. Il settore si prepara dunque a ripartire, ma gli scorsi mesi, caratterizzati da limitazioni più stringenti, hanno profondamente segnato alcuni tipi di attività, e il bilancio è catastrofico: “Siamo in perdita, a livello nazionale, di 40 miliardi, più di 200 mila posti di lavoro sono andati persi, e, altro dato allarmante, nell’ultimo bimestre le donne sono state quelle più penalizzate”. Infatti, nonostante un segnale positivo arrivi dalle attività che hanno potuto offrire il delivery - attività che dunque non sono crollate -, esiste una grossa fetta del settore che non è riuscito a sfruttare il servizio: “le osterie e chi fa alta ristorazione non si prestano al delivery, che invece funziona bene con le pizzerie, con il sushi e con le paninerie”. C’è inoltre chi non è riuscito a sostenere economicamente le spese e ha preferito chiudere. Essendo questo il bilancio, San Valentino, che è alle porte, appare agli occhi dei ristoratori come un’occasione persa. “Avrebbe significato 150 milioni di incassi solo per la Sicilia”, dice infatti Cottone. “Considerato che da lunedì saremo zona gialla, si poteva avallare la richiesta di aprire per il giorno di festa. Inoltre, normalmente vanno fuori a cena coppie di fidanzati, famiglie: non si prevedevano assembramenti e tavolate. Peccato”. “A questo punto”, continua il presidente Fipe, “è importante che gli organi di governo vengano sensibilizzati. Basta un po’ di buon senso per capire che le imprese sono al collasso”.