La campagna olearia entra nel vivo e la Sicilia, terzo produttore italiano per produzione di olio, si prepara a settimane di grande fermento. Secondo gli analisti ci saranno zone della Sicilia che avranno eccellenti raccolti sia in termini di qualità che quantità, altri che dovranno fare i conti, molto di più, con i cambiamenti climatici. Tra le zone ritenute con un alto grado di qualità e quantità, la Valle del Belìce e le aree interne dei monti Sicani, mentre sembra che non arrivino buone notizie dal palermitano e dal messinese.
Sembra che siano stati tre i fattori che abbiano influenzato questa campagna olearia. Il primo è l'ondata di scirocco di metà maggio, un periodo delicato nel quale l'ulivo è tra la fioritura, l'impollinazione e l'allegagione, cioè la nascita del frutto: un momento decisivo per lo sviluppo del futuro raccolto di olive e della successiva produzione di olio che è stato rovinato dall'anomala ondata di caldo che ha colpito soprattutto il Palermitano e la zona nord della Trapanese.
Il secondo è stato il tasso di umidità per tutto agosto e settembre, che ha favorito l'attacco della mosca. Il terzo, infine, le forti raffiche di vento di settembre che hanno fatto cadere parte del raccolto attaccato dai parassiti rovinandolo. Andando al dettaglio, in provincia di Palermo la zona delle Madonie, dove i frantoi sono già in funzione visto l'anticipo della maturazione, accusa un -50% di produzione. L'attacco della mosca olearia è stato tardivo e non avrà grosse ripercussioni, ma lo scirocco di maggio ha bruciato buona parte della fioritura. Il risultato sono alberi spogli, foglie secche e olive con poca ma ottima polpa. Siamo andati in un'azienda di Trapani che produce olio e che si sta preparando alla campagna olearia.
Nell'intervista Ciccio Pellegrino e Salvatore di Trapani di Terre di Shemir
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