Segnali di ripresa per la Sicilia: in netto calo i fallimenti
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I segnali di ripresa dell'economia siciliana potrebbero trovare un ulteriore slancio grazie alla riforma della legge fallimentare. L'indicatore che fa ben sperare che i tempi più oscuri in Sicilia siano passati è proprio quello dei fallimenti: il numero di pubbliche e medie imprese uscite dal mercato nel Sud è infatti tornato su livelli fisiologici, con netti cali di fallimenti (-25% tra 2016 e 2017), di procedure concorsuali (-18%) e di chiusure volontarie (-26%). In Sicilia il calo nell'ultimo anno è stato nettissimo, con un 42 per cento in meno di fallimenti e un 36,9 per cento di pmi messe in liquidazione. Anche nei primi tre mesi del 2018 è proseguito il calo dei fallimenti e delle altre procedure concorsuali, giunte ormai vicine ai livelli pre-crisi. E’ quanto è emerso dal convegno organizzato dall’Università Telematica Leonardo da Vinci con il coinvolgimento dei locali ordini professionali dei commercialisti e degli avvocati di Palermo dal titolo “I nuovi orizzonti della crisi di impresa. Riflessioni sulla riforma dal punto di vista del diritto fallimentare, penale e tributario”, che si è tenuto al Circolo Ufficiali di piazza Sant'Oliva, a Palermo. Al centro del dibattito la legge n. 155/2017 che riforma i principi e gli istituti di gestione della crisi di impresa e dell'insolvenza, pubblicata il 30 ottobre 2017 in Gazzetta Ufficiale. Legge che delega il governo, entro 12 mesi dall'entrata in vigore della stessa, ad adottare uno o più decreti legislativi volti a riformare le procedure concorsuali (al fine di conseguire una riduzione dei costi e della durata delle procedure stesse, anche responsabilizzando gli organi di gestione); la disciplina della composizione delle crisi da sovraindebitamento (legge n. 3 del 2012); il sistema dei privilegi e delle garanzie. “Il tema della rapida soluzione delle crisi aziendali tramite strumenti efficaci - ha detto il commercialista Corrado Ferriani, esperto in procedure concorsuali e docente in Diritto penale dell’impresa – rappresenta uno dei volani per far ripartire l’economia e per concedere all’imprenditore sfortunato ma onesto la cosiddetta seconda chance. Se la riforma Rordorf non troverà il suo naturale sbocco con la pubblicazione dei decreti attuativi entro il prossimo ottobre, le imprese italiane e le sezioni fallimentari dei tribunali continueranno a cimentarsi con una norma vecchia del 1942 che certamente ostacolerà questo percorso di ripresa economica. Allo stesso modo è difficile ipotizzare che entro il mese di ottobre sarà promulgata una nuova e diversa formulazione dell’attuale legge fallimentare ad opera del nuovo Governo. Le parole del noto imprenditore Sergio Bramini di Monza, indicato come consulente del nuovo Governo per lo studio di una nuova norma sulla crisi di impresa, che pare stia lavorando con un pool di avvocati sulla riforma in questione, lasciano aperta la porta all’ipotesi che la riforma Rordorf possa anche rimanere su un binario morto”. Si è parlato anche degli aspetti etici legati alla crisi di impresa. Nel primo semestre del 2017, sono state 47 le persone che si sono tolte la vita per ragioni economiche, secondo l’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” istituito all’interno di Link LAB, il Laboratorio di Ricerca sociale della Link Campus University e diretto dal professore Nicola Ferrigni, ricercatore di Sociologia dei fenomeni politici. Ben 822 quelli dal 2012. La fascia d’età maggiormente colpita resta tra quella dei 45 e i 54 anni, che raccoglie complessivamente circa il 35% del totale dei suicidi. Quelli legati a motivazioni economiche si registrano per lo più al Centro e al Sud, con in testa la Campania e le Marche. Il fenomeno continua a coinvolgere in misura più rilevante gli imprenditori rispetto ai disoccupati: dal 2012 al 2017, infatti, rappresentano il 42,8% i titolari d’azienda che si sono tolti la vita per ragioni economiche; di questi, il 31,3% nel solo Nord-Est. Rappresentano invece il 40,1% del totale dei suicidi registrati da gennaio 2012 a giugno del 2017, i disoccupati, collocati prevalentemente al Sud (27,9%) e nel Centro Italia (22,7%), nonostante si assista ad un loro progressivo incremento. “Siamo di fronte a una crisi di carattere morale – ha sottolineato Domenico Tramontana, professore di Diritto Ecclesiastico e Canonico all’Università Leonardo Da Vinci – che coinvolge la concezione di una economia priva di anima, dove la solidarietà propria della famiglia umana è assente e vigono solo l’egoismo, l’avidità collettiva e l’accaparramento della ricchezza. Occorre ricondurre l’economia, la finanza, l’attività d’impresa entro i confini della loro reale vocazione e della loro funzione, compresa quella sociale, per dare vita a mercati ed istituzioni finanziarie che siano effettivamente a servizio della persona. Che siano capaci, cioè, di rispondere alle esigenze del bene comune”. Nel corso del dibattito è intervenuto Alberto Stagno D’Alcontres, ordinario di Diritto commerciale all’Università degli Studi di Palermo, che ha trattato il tema del Codice dell’insolvenza nelle società. Saranno esaminate le bozze di due (delle complessive tre) bozze di delegati attuativi della legge delega n. 155/17, elaborati dalla commissione Rordorf che, nel disegno della stessa Commissione, dovrebbero avere diretta incidenza sulla disciplina societaria. "Dall’esame della disciplina innovata – ha detto Stagno D’Alcontres - emerge che alcune modifiche hanno evidenziato importanti dati sistematici, ma che alcuni dei nodi ai quali la riforma avrebbe voluto e potuto dare soluzione restano irrisolti. Il riferimento in particolare è all’estensione dell’ambito della responsabilità degli organi di controllo nelle società e nei gruppi di società (discrasie fra sindaci e revisori) ed alla permanente indeterminatezza della prescrizione e del momento di efficacia delle dimissioni dalla carica, oltre che alla responsabilità nell’ambito dei gruppi insolventi. Ciò nonostante la disciplina relativa alla responsabilità degli amministratori in fase di liquidazione offra interessanti spunti sistematici". Hanno preso parte al dibattito poi l’avvocato civilista Francesco Di Trapani che ha parlato dei poteri di sindacabilità del piano concordatario, Vincenzo Amico, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, che ha affrontato il ruolo del Pubblico Ministero nella riforma, Alessandro Parrotta che ha parlato dei rapporti tra misure di prevenzione e crisi d’impresa e gli avvocati penalisti Fabrizio Lanzarone di Palermo e Alessandro Viglione di Milano che hanno trattato l’argomento della responsabilità del professionista attestatore e delle riforme attuate nel diritto penale fallimentare. Nel video le interviste a: Alberto Stagno d’Alcontres professore diritto commerciale, Tommaso Marvasi, avvocato Elena Felici, avvocato.