Fabri Fibra, il lancio del nuovo album con il singolo assieme ai siciliani Colapesce e Dimartino
Come dimostrano le classifiche digitali, questo è stato il week end di Caos, il nuovo album di Fabri Fibra, che ha colmato un’attesa lunga 5 anni. In sole 24 ore le tracce di Caos hanno occupato il podio dei brani più ascoltati sia di Spotify sia di Apple Music. Tutte le 17 tracce del disco sono entrate nelle prime 25 posizioni della Top50 di Spotify. L'album inoltre, si è piazzato al primo posto dei più acquistati su iTunes e dei più ascoltati su Amazon Music. È disponibile per la programmazione radiofonica il nuovo singolo Propaganda con la partecipazione del duo siciliano Colapesce-Dimartino. Il brano è accompagnato da un video girato a Vercelli e diretto da Cosimo Alemà, che vede Fibra vestire dei panni completamente inediti. L’uscita del nuovo album darà l’occasione a Fabri Fibra per tornare finalmente sul palco con una tappa anche in Sicilia, il 3 agosto a Catania. Il Caos Live, Festival 2022 (prodotto e organizzato da Friends and Partners) porterà Fibra sui palchi dei principali festival estivi. Caos (disponibile anche in formato tradizionale in CD e LP) è il decimo lavoro di studio di Fibra e arriva a 20 anni dalla pubblicazione del suo primo album Turbe Giovanili e a 5 anni dall’ultimo disco, Fenomeno, e conferma il rapper (che ha venduto oltre 1 milione di copie) come uno dei pilastri della cultura hip hop del nostro paese. L’album è frutto di 3 anni di isolamento («Tutti i miei dischi precedenti - dice Fabri - sono frutto di quello che vedevo all’esterno, questo è sicuramente un disco più personale, parla più di me»), una sorta di ritiro interrotto solo dall’ascolto di centinaia di beat, basi su basi alla ricerca di quella scintilla capace di dare il là ad una idea, un testo che nel giro di poco tempo arriva alla sua forma definitiva. Caos (l’immagine della copertina, scattata sulla spiaggia di Grado, richiama un raro momento di pace raccontato in un film drammatico che si intitola Galveston) è un modo per mettere ordine dove c’è disordine («Dopo anni di assenza dalle scene, avevo bisogno di tornare per mettere fine a quel caos interiore», racconta Fibra parlando della title track). Diciassette canzoni che si sono ritrovate a parlare l’una con l’altra, episodi di una serie i cui temi centrali vanno dal successo e i suoi risvolti (Amici o Nemici), al ritorno nel rap game (Goodfellas, Sulla Giostra, Demo nello stereo) dalla fotografia dell’elettore disilluso (Propaganda) alla critica verso una società sempre più consumista (El Diablo), passando attraverso capitoli come Cocaine («Butto un po' di politicamente scorretto nel rap game per vedere che effetto fa e non potevano che esserci due veri pistoleri del rap italiano a chiudere il pezzo») e Noia (su un tappeto sonoro costruito su un sample di Miles Davis Fibra racconta «la noia che ti assale quando sei vittima della routine, anche quando dorata», chiudendo il brano con una perla di saggezza di Charles Bukowski), Brutto Figlio Di («una critica alla società attuale») e Stelle («ripensare a quelle estati sul lungomare tra discoteche e palme»), Pronto al Peggio e Fumo erba («volevo scrivere un pezzo che criticasse gli effetti negativi della marijuana dopo un uso prolungato»), Nessuno («una storia di stalking narrata in prima persona») e Liberi («una canzone che parla dell’importanza di affrontare certi “momenti no” senza sentirsi dei perdenti»). L’album, che si apre e chiude con un intro (che si apre con la voce di Gino Paoli che canta Il cielo in una stanza) e un outro («qualcosa che ormai non si fa più, dato che nessuno ascolta più i dischi per intero») che prima tracciano il punto della situazione raccontando in pochi versi tutta la discografia di Fibra fino ad oggi e poi chiudono il disco ringraziando tutti quelli che hanno collaborato alla sua nascita, raccogliendo come in un puzzle, Guè e Salmo, Marracash, Colapesce e Dimartino, Francesca Michielin, Rose Villain, Ketama126, Neffa, Lazza, Madame e Maurizio Carucci degli Ex-Otago, artisti chiamati da Fibra a collaborare a questo decimo disco della sua carriera perché «le canzoni mi sembrava avessero bisogno di loro per essere complete».