Giovedì 19 Dicembre 2024

La metamorfosi di Noemi ha il colore e l’odore del Glicine: il videoclip del brano

È rossa, rossa come il fuoco. Ed è simpatica, allegra, rinasce ogni volta dalle ceneri. Noemi si è presentata a Sanremo con Glicine, un pezzo orecchiabile e leggero che ha anticipato il nuovo cd, Metamorfosi, il suo primo album autobiografico, uscito da poco più di due settimane. È la stessa Noemi a raccontarsi ai microfoni di Rgs nel corso dello Speciale Weekend condotto da Marina Mistretta, in onda stamattina alle 9 e domani mattina alle 6 e di pomeriggio alle 17. Una lunga chiacchierata con una delle protagoniste del momento. Che parla di cambiamenti, leggerezza, un rinnovamento profondo che l’ha portata a esplorare sonorità diverse e colori inediti della sua voce. A partire proprio da Glicine, presentata sul palco dell’Ariston, per un Sanremo molto diverso dal solito. «C’erano tante bellissime canzoni, ma soprattutto la voglia di esserci, con il desiderio profondo di andare avanti, per riportare la musica on stage - ride Noemi -. Glicine parla di una storia d’amore finita, ma anche della nascita di una nuova forza, di una nuova energia. Prendendo ad esempio proprio questa pianta bellissima che ha radici pazzesche, e una fioritura profondamente fragile: le radici possono essere le consapevolezze e i fiori sono le nostre fragilità quotidiane». Metamorfosi è, invece, il nuovo album. «È il mio primo autobiografico che è cresciuto lavorando a stretto contatto con i miei autori e i produttori - spiega -. Diverse canzoni sono nate dalla condivisione di esperienze e emozioni che ho vissuto in questa fase della vita: dalla crisi profonda alla metamorfosi, appunto. Un cambiamento radicale e necessario che nasce dall’esigenza di riacquistare controllo sulla mia vita». Anche dal punto di vista artistico, Noemi è uscita dal suo guscio ed è andata a cercare una nuova identità entrando in contatto con altre realtà musicali: ha creato il suo team di lavoro e grazie ai producer DoradoInc. di Dario Faini, Muut, Andrea Rigonat, e ai testi di Ginevra e Arashi, il pop ha incontrato l’underground in modo contemporaneo e credibile. «Anche al livello musicale, mi sono messa in gioco: sono nuovi, vergini, leggeri, mi hanno raccontato con le parole. Il fraseggio è nuovo ma mi appartiene, lo vivo come un classico moderno. Mi hanno aiutato a mettermi a fuoco, a livello musicale, a trovare sfumature e timbri che non credevo di possedere. La metamorfosi è una condizione della vita: siamo fatti per evolverci e andare avanti. Il mio vero cambiamento è stato la ricerca di una mobilità interiore che mi faceva uscire fuori dalla cattedrale che mi ero creata attorno».

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