Cinquant’anni, tempo di bilanci. Ma anche mezzo secolo e non sentirlo: perché Mario Biondi lo affronta con un piglio da cavallegger. E questo suo nuovo album, Dare, gioca su due fronti, italiano e inglese, visto che in questo caso va tradotto con il verbo «osare»: «Ho trovato grande sincronia tra le due parole, italiana e inglese racconta il cantautore catanese -. Dare è comunque un atto di grande forza e coraggio, non è semplice. Io credo nella mia vita di aver fatto di entrambe le parole un modus vivendi». Mario Biondi è il protagonista dello Speciale Weekend di Rgs, oggi alle 9 e domani alle 6 e alle 17. Intervistato da Marina Mistretta, eccolo raccontare questo suo nuovo progetto discografico. «È la seconda volta che mi gioco questa “trappolina”, così come “Due”. Mi piace l’idea, forte anche in Francia, di poter leggere il titolo in maniera diversa. Mi piaceva moltissimo l’assonanza di significato, poi è venuto da sé. Non sai mai se quello che stai dando, è quello che vorresti sia ricevuto». Un album nuovo di zecca, con tanti amici, Fabrizio Bosso e gli High Five Quintet, gli Incognito (che non suonavano insieme da qualche anno), Olivia Trummer, Dodi Battaglia, persino Il Volo, «tre moschettieri che seguo dalla loro prima apparizione a Ti lascio una canzone: con loro ho interpretato un pezzo molto “siculo” visto che c’è la firma di Gianni Bella sotto Crederò: e persino a Gianni è piaciuto tanto». Tredici brani, dieci inediti e tre cover, per questo soul man sui generis, un cantante jazz che ama il pop, un superpadre che torna sempre alla sua Catania. Con una bellissima versione di Strangers in the night ben lontana dalla versione originale di Frank Sinatra del 1966. «Una delle cose che mi aveva stupito, era che la versione di James Brown facesse venire la pelle d’oca; e mi ha aiutato, perché Brown era matto e solo lui poteva cantarla così: è uno di quei personaggi della musica mondiale che ha fatto tutto. E quindi anche noi artisti che snobbiamo tutto, dobbiamo ripensarci e affrontare con un sorriso una canzone di natale». Guardate Paradise, brano già svelato quest’estate nelle Alternative Productions di Riccardo Piparo, dj Meme e Joe T Vannelli. Un pezzo già definito «disperato erotico stomp», per dirlo alla Lucio Dalla, passionale e incalzante. O Cantaloupe Island di Herbie Hancock, affidato sempre a Riccardo Piparo (in arte semplicemente Piparo) che a partire dagli anni ‘90 con i suoi Ti.Pi.Cal. contribuì a esportare in tutto il mondo la italodance, con dei remix rimasti nel cuore degli appassionati. Per Simili il testo è di Mario Biondi, ma le sperimentazioni sono affidate alla chitarra di Dodi Battaglia che ha voluto essere ospite e lasciare una traccia rock all’interno di questo progetto. «Dodi ci conosciamo da tanti anni: gli feci ascoltare una mia versione di Ci penserò domani nel 2000, e lui mi rispose, “se un giorno canterai questo pezzo per me e lo pubblicherai, ti farò una statua a grandezza naturale a Bologna”. Quando mi chiamarono i Pooh, cercai di riscuotere il credito e non ci riuscii. Quindi quando l’ho chiamato per Simili… beh, aveva un debito nei miei confronti e doveva darmi retta. E lui non ha voluto neanche sentire il pezzo prima, è arrivato subito».