I Vorianova tornano a farsi ascoltare dal pubblico con il loro quinto album Narrè, pubblicato da Isola Tobia Label e acquistabile sul sito web dell’etichetta – anche in copia fisica – e nei principali digital stores. L’uscita del progetto discografico è stata anticipata da un singolo che non a caso porta lo stesso titolo, essendo fra i brani più programmatici e rappresentativi della tracklist, composta da 13 tracce con filo conduttore il tempo che passa, che è passato e che passerà. Una sorta di racconto/concept nel quale il nesso logico che guida il susseguirsi dei brani, è più legato al loro contenuto che al ritmo. Il progetto è scaturito dal lockdown avvenuto a marzo 2020, durante il quale anche la band siciliana si è trovata a confrontarsi con un forte momento di riflessione che l’ha portata a riscoprire, di fronte alla necessità di abituarsi a nuovi meccanismi, i ricordi del passato e a dare una valenza positiva – e plurima – all’andare indietro. ‘Narrè’ significa infatti letteralmente ‘indietro’, tuttavia nell’intrecciarsi della vita e delle vicende personali, volgere lo sguardo indietro è trovare lo slancio e la spinta per far ripartire il motore del proprio domani e per ritrovare il senso della vita quando, indipendentemente dalla nostra volontà, ci si chiede di fermarci. È un viaggio musicale che alterna momenti di riflessione ad attimi sognanti, storie di vita quotidiana e grida di denuncia verso una società priva di valori; guardarsi indietro diventa allora un bisogno, un’esigenza di ripercorrere la storia della nostra vita e di risalire dal fondo. Fra i temi dominanti c’è quello della libertà di vivere il proprio tempo, uno spirito libero rappresentato metaforicamente dall’aereo, figura ricorrente sia visivamente che acusticamente in tutto il progetto. I suoni – che sia il rumore di un’elica o lo sciabordìo delle onde o altro ancora – hanno infatti un ruolo molto importante nel suscitare il ricordo e le emozioni di chi ascolta il disco, e sono piuttosto presenti in tutti i brani, raggiungendo il loro massimo effetto nell’ultima traccia "Ti lassu u tempu", dove le voci di personalità importanti della storia sono riconoscibili dal tono, prima ancora e oltre le parole, in un suggerire senza dire espressamente voluto che sfuma nella coda della traccia. L’acqua, intesa soprattutto come mezzo di locomozione, è una costante altrettanto significativa, accennata o palesemente evocata nei testi. Come in "Mamma Africa" che costituisce fra l’altro un esperimento del tutto inedito per i Vorianova, trattandosi della prima canzone in assoluto che il gruppo ha realizzato utilizzando prevalentemente la lingua italiana, alternata al dialetto del refrain. La scelta si accosta al respiro più universale del brano, malinconico ed emozionale, parte integrante dell’album ma pure per certi versi progetto a sé stante che si discosta dal resto. Nel complesso, alla base dell’album c’è l’intenzione di far sposare bene musica e parole, mettendo l’anima a nudo in uno scrivere e contemporaneamente vivere. La ricercatezza e lo sperimentalismo delle sonorità, con echi che richiamano persino gli anni Ottanta, conferma inoltre la volontà mai celata dei Vorianova di voler proporre una produzione discografica nettamente lontana dagli schemi tradizionali del repertorio dialettale siciliano. I Vorianova parlano così di questa nuova avventura musicale: “Dopo 20 anni di carriera sentiamo ancora il bisogno di condividere gli angoli segreti delle nostre anime, di raccontare storie dove ognuno possa identificarsi, serate passate davanti ad un bicchiere di vino felici per aver condiviso assieme un progetto che racchiude le nostre vite e le nostre esperienze musicali in un sound nuovo che ci rispecchia… un viaggio dove le emozioni e l’entusiasmo sono ancora gli stessi, come se fosse il primo disco”.