ROMA. Anni Ottanta, città di Derry (stato del Maine). Il demonio conosciuto come It si risveglia da un letargo lungo 27 anni e assume ancora una volta la forma spaventosa del clown Pennywise (Bill Skarsgard). Il mostro incontra poi il piccolo e tenero George Denbrough, che sta tentando di recuperare una barchetta di carta da un tombino, gli si avvicina mellifluo (con tanto di palloncino rosso in mano) e lo uccide brutalmente strappandogli il braccio sinistro. Parte così, senza troppi preamboli, 'It', il thriller horror con venature fantasy diretto da Andy Muschietti (La madre) e tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King considerato il suo capolavoro. Nel film la storia di sette giovani emarginati di questa cittadina di provincia che si autodefiniscono, con grande ironia, il Club dei Perdenti. Sono infatti tutti nerd esclusi inevitabilmente dalla società e bersaglio, tra l’altro, di un branco di bulli, ma anche un gruppo di ragazzini con una marcia in più, quella dell’intelligenza. Così per questo gruppo di perdenti inizia la caccia al mostro - anche se molti di loro i veri mostri ce li hanno già in casa, i loro genitori -, una caccia che si svolge tra un pozzo nella più spaventosa e buia casa diroccata, i boschi e le fogne della città. La loro forza sarà quella di essere uniti, ma soprattutto di aver capito che la vera paura del clown antropofago è solo quella che hanno dentro di loro, al di là di lui. Oltre a Skarsgard nel ruolo del cattivo Pennywise, nel film un cast di giovani attori, tra cui Jaeden Lieberher (Midnight Special), il leader del gruppo Jeremy Ray Taylor (Alvin Superstar), Sophia Lillis, Finn Wolfhard, Wyatt Oleff (Guardiani della Galassia), Chosen Jacobs , Jack Dylan Grazer (Tales of Halloween), Nicholas Hamilton (Captain Fantastic) e Jackson Robert Scott. Muschietti, che ha diretto It da una sceneggiatura di Chase Palmer & Cary Fukunaga e Gary Dauberman, dice di questo gruppo di ragazzini: «I perdenti trovano la loro forza restando uniti. Ed è interessante osservare come le dinamiche del gruppo cambino nel corso del film alternando ruoli di comando e posizioni di forza. Ognuno di loro ha alla fine il suo momento di gloria. È una storia bellissima e, specialmente nei momenti di avversità, si intuisce in loro come risalgano alla superficie umanità e amore». King rivela invece il perché abbia scelto dei bambini come eroi del suo libro: «Esiste un confine, una zona - dice - dove i ragazzini sono troppo grandi per credere a Babbo Natale o al coniglio pasquale, ma hanno ancora paura che ci possa essere qualcosa sotto il letto una volta spente le luci. Volevo così mettere - conclude - questi ragazzini nella situazione in cui sono gli unici a vedere questa creatura, perché credono ancora nei mostri. Insomma questi sette funzionano perché sono poco più grandi dei bambini che sono totalmente inermi e iniziano ad essere capaci di reagire contro la paura».