ROMA. «Io dico e spero, che la musica - o almeno quella scritta con il cuore e con la tecnica che rimarrà, perchè non rimarrà tutta, come è successo in altri periodi storici - sarà ascoltata in un futuro, al di là delle occasioni per cui è stata composta, come musica assoluta».
Da una partita a scacchi con un giovane collega, Ennio Morricone snocciola, ricordo per ricordo, la sua vita di «trombista» e compositore,
di mancato medico o scacchista, e intreccia idee, pensieri musicali, frammenti e spartiti con gli eventi della sua vita.
Nasce così «Inseguendo quel suono. La mia musica, la mia vita», un'autobiografia del maestro edita da Mondadori e risultato di anni di incontri tra Morricone e il compositore Alessandro De Rosa, due uomini di due diverse generazioni che hanno scelto o sono stati scelti dalla musica.
Il libro è una sorta di lunga intervista al maestro 87enne, che racconta la sua vita dagli anni di studio al conservatorio agli esordi professionali per la Rai e la Rca, dalle collaborazioni con grandi registi come Leone, Pasolini,
Tornatore, Bertolucci, ai due Premi Oscar, nel 2007 alla carriera e nel 2016 alla miglior colonna sonora originale per il film «The Hateful Eight» di Quentin Tarantino.
Non può che emergere quella che lui chiama «musica assoluta», elemento imprescindibile dalla sua esistenza: «L'unica cosa che so fare», scrive.
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