Lunedì 23 Dicembre 2024

Wilde Salomè, Al Pacino al cinema racconta Oscar Wilde

ROMA. «Salomè è il mio tentativo di fondere l'opera teatrale e il cinema. Fare in modo che questo ibrido funzioni: unire tutta la qualità fotografica del cinema a quell'essenza dell'acting che è propria del teatro». Parola di Al Pacino, regista e attore di 'Wilde Salomè' tratto da Oscar Wilde, docu-film che, dopo essere passato nel 2011 al Festival di Venezia (dove ha vinto il Queer Lion), arriva in sala dal 12 maggio con Distribuzione Indipendente. Nel cast, una straordinaria Jessica Chastain, Kevin Anderson, Roxanne Hart, Estelle Parsons, Barry Navidi e Joe Roseto. E interventi poi di Merlin Holland (nipote di Wilde), Bono degli U2, Gore Vidal, Tom Stoppard e Tony Kushner. Che succede in questo docu-film? Un po' di tutto. C'è l'ansia e i mille ripensamenti di Al Pacino nel compiere quest'opera a cui è legato da sempre e dove al centro c'è, oltre una storia di lussuria, avidità e vendetta un concetto forte e sconvolgente: «Ogni uomo (alla fine) uccide ciò che ama». La storia è nota. Salomè principessa della Giudea, figlia di Erodiade e di Erode Filippo I, come racconta il Vangelo di Matteo, fu l'autrice del martirio di Giovanni Battista. Siamo nel I secolo dopo Cristo e il Re Erode (Al Pacino) è totalmente invaghito della giovane figliastra Salomè (Chastain), che è innamorata, a sua volta, di Giovanni Battista. E quando il re spinge la figliastra a ballare per lui, atto di estrema intimità, promettendogli ogni cosa desideri, la ragazza non manca, a ballo avvenuto, di riscuotere il suo terribile credito. Ovvero quello di chiedere la testa di San Giovanni Battista (quella dell'uomo che ama e l'ha rifiutata). Al Pacino nel suo docu-film racconta sia la vita dello scrittore irlandese e di questa sua opera scandalosa, come le difficoltà di girare un film complicato, e per certi versi autobiografico, passando dal deserto del Mojave, fino all'Irlanda e al Regno Unito. Dopo Looking for Richard (Riccardo III - Un uomo, un re) del 1996 dedicato da Al Pacino all'opera di Shakespeare, l'attore torna a raccontare ancora una volta un archetipo, come quello di Salomè, e un autore difficile come Wilde preso dalla sua genialità e dalla sua difficile omosessualità da vivere. Infine la frase chiave del film, ovvero una poesia di Wilde: «Eppure ogni uomo uccide ciò ch'egli ama,e tutti lo sappiamo: gli uni uccidono con uno sguardo di odio, gli altri con delle parole carezzevoli, il vigliacco con un bacio, l'eroe con una spada! Gli uni uccidono il loro amore, quando sono ancor giovani; gli altri, quando sono già vecchi ; certuni lo strangolano con le mani del Desiderio, certi altri con le mani dell'Oro; i migliori si servono d'un coltello, affinchè i cadaveri più presto si gèlino. Si ama eccessivamente o troppo poco; l'amore si vende o si compra; talvolta si compie il delitto con infinite lacrime, tal'altra senza un sospiro, perchè ognuno di noi uccide ciò ch'egli ama eppure non è costretto a morirne».

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