ROMA. Un giro del mondo in 10 brani, che torna costantemente al mare e alla natura, come elementi di rinascita e consapevolezza: dall'invito a non abbandonare la ricerca di se stessi di Piccoli miracoli (primo singolo, che sarà anche nella colonna sonora di Nemiche per la pelle, con Margherita Buy e la compagna Claudia Gerini, in uscita il 14 aprile) alla carezza a tempo di reggae, Non dipende da noi.
È il percorso che compie 'Nel respiro del mondo', l'undicesimo album in uscita l'8 aprile con Sony Music dei Tiromancino, il gruppo/progetto musicale creato nel 1989 da Federico Zampaglione, suo ispiratore e autore.
«Credo che questo sia il mio disco più solare e positivo, ho fatto un pò pace con me stesso, ho smussato una serie di angoli - spiega Zampaglione, sul terrazzo della sua casa romana -. Sono passato attraverso indagini più tenebrose, e stati d'animo più tesi. Credo che questo sia un pò l'album della maturità».
La celebrazione di un'energia che spinge in avanti, del 'bello' nella vita quotidiana, intesi anche come risposte a un mondo sempre più confuso e impaurito: «non si può proseguire un questa direzione, sennò c'è l'annullamento di tutto, si rischia di cedere al cinismo, al nichilismo. Io credo nell'uomo anche come creatore del proprio destino».
Rispunta però tutta l'indignazione civica del cantautore, quando gli chiedono un giudizio sul 'respiro' di Roma: «Fa schifo, non c'è più - risponde deciso -. È una delle città più belle del mondo, piena di risorse, ma è stata lasciata a se stessa, va a scatafascio, ata diventando invivibile».
Qualcuno dei candidati sindaco le ispira fiducia? «No, affatto. Sono anni che ho perso le speranze, non è questione di singoli, di destra o sinistra, ci vorrebbe un miracolo grande per questa città».
'Nel respiro del mondo', unisce nuove sfide, come il lavoro con un nuovo produttore, Luca Chiaravalli, «per un suono meno vintage e più attuale», dalle atmosfere 'prog' di Molo 4, brano sui viaggi dei marinai «ma anche dei migranti» ai suoni caraibici di Onda che vai («un omaggio a Hemingway») e il ritorno alla collaborazione per cinque dei testi con il padre Domenico Zampaglione, nata dieci anni fa.
«Abbiamo una visione simile del mondo, ci specchiamo l'uno nell'altro».
In un momento in cui «la vita è sempre più difficile io racconto il ritorno a un mondo più incontaminato». Anche perchè «la politica non la voglio più trattare in musica, su quella italiana non ho più un'idea chiara, tutte le volte che ho riposto speranze in qualcuno me le sono viste crollare come castelli di sabbia. Ora sto lì, osservo, di solito piuttosto disgustato, capisco sempre meno. I nostri politici invece di rappresentarci parlano e rappresentano solo se stessi, litigano
e poi si stringono le mani, pensano solo ad apparire in tv. Mi ricordano un personaggio dei fumetti su Alan Ford, Superciuk, che rubava ai poveri per dare ai ricchi».
Per ora Zampaglione, che dopo qualche data estiva, farà un tour autunnale nei teatri, ha messo da parte la sua carriera parallela da regista (ha già diretto tre film, Nero bifamiliare e gli horror Shadow e Tulpa): «Fare un film è complicatissimo, ti porta via un po' tutto, la testa, i pensieri, il tempo, ci si arrabbia tanto, è sempre una follia e ora non ho una storia che mi urge raccontare, per cui ne valga la pena. Però resto in allenamento dirigendo videoclip (come quello di Piccoli
Miracoli) e corti». Da grande appassionato d'horror, cosa pensa del remake di Suspiria su cui sta lavorando Luca Guadagnino?:
«Quello è forse il film più visionario di Dario Argento. Guadagnino a suo modo è eroico a provare a rifarlo, io non ne avrei il coraggio».
Infine una parola sui talent: "Non importa da dove escano i nuovi talenti che siano talent, Sanremo o altro. Vedo nei ragazzi tanta passione per la musica, forse un po' meno per il disco in sè, che è diventato un oggetto un po' romantico".
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia