CANNES. «Amy è un film su una persona che desidera amore e non sempre ne riceve» così il regista inglese Asif Kapadia parla dell'atteso film-documentario dedicato ad Amy Winehouse passato al Festival di Cannes fuori competizione e che sarà in sala a settembre con Nexo Digital e Good Films. Parole del regista di 'Senna' che dicono però poco di questo film su una jazz-pop star che ha vissuto sempre ai margini della follia per la miscela esplosiva dei suoi difetti: bulimia, eroina, alcool e antidepressivi. Voce alla Billy Holiday e cuore fragile degli artisti, la Winehouse se n'è andata a soli 27 anni, l'età maledetta delle rockstar, il 23 luglio del 2011. Tante immagini e video, molti messi a disposizione della famiglia, per raccontare, forse attraverso troppe testimonianze e poca musica, la fragilità di una ragazza dotata di un talento straordinario che da giovanissima si trova a gestire un successo troppo ingombrante. Insomma per la voce di «Back to black», a quattro anni dalla sua scomparsa, arriva questo documentario affidato inizialmente dagli stessi familiari della cantante al regista Kapadia per sue doti narrative, ma che poi, a film finito, hanno rivisto il loro consenso riservandosi anche di adire a vie legali dopo Cannes. Chi ne esce male, ma non è una novità, non è tanto la famiglia ma la figura negativa sulla sua vita e sulle sue dipendenze di Black Fielder-Civil, il grande amore della sua vita. Un uomo che diventerà sua marito che l'ha accompagnata nel percorso verso l'uso di droghe. E questo non senza interesse da parte sua. Molto belle le immagini della Winehouse ragazzina, delle sue intemperanze legittime di fronte alle domande non proprio intelligenti di alcuni giornalisti. E ancora i suoi momenti di riabilitazione da alcool e droghe e il famoso concerto di Belgrado il 18 giugno 2011 in cui si presenta al pubblico totalmente ubriaca. «È successo qualcosa con Amy Winehouse - dice il regista -. E io volevo capire come questo qualcosa potesse essere accaduto proprio davanti ai nostri occhi. Come può una persona morire così al giorno d'oggi? Non si è trattato di un episodio improvviso: in qualche modo sapevamo che sarebbe potuto accadere perchè Amy stava percorrendo quella strada». Per realizzare il suo film Kapadia è partito dall'idea che potessero essere proprio le canzoni di Amy a fare da canovaccio del suo lavoro. Del resto è noto che i testi della Winehouse sono sempre stati estremamente personali e che li usava come una terapia per rivedere se stessa e le sue emozioni. Continua Kapadia «Tutto quello che dovevamo fare era svelare quei testi. Questa per me è stata la vera rivelazione: la scrittura di Amy. Tutti sanno come cantava, ma forse solo pochi si rendono conto di quanto scrivesse bene. Ha scritto testi e musica: tutto era suo». È il caso di una delle sue canzoni più famose 'Back to Black' che nasce in seguito alla separazione con suo marito. Nel video, interamente in bianco e nero, si vede Amy che va al funerale del suo cuore infranto dopo la separazione dal marito. All'inizio Amy è in una casa poi e in una macchina che fa parte del carro funebre. Verso la fine Amy guida invece il corteo funebre fino al cimitero dove si celebra una vera funzione funebre. E alla fine del brano, lei getta sulla bara un po' di terra e una rosa bianca, subito dopo appare la scritta: «Riposa in pace, cuore di Amy Winehouse».