LONDRA. Uno scontro epico in cui si affrontano elfi, nani, uomini, orchi e mannari chiude un pezzo di storia del cinema fantasy. L'ultimo capitolo della trilogia dedicata a Lo Hobbit, dal titolo 'La battaglia delle cinque armate', segna anche la fine della straordinaria avventura di Peter Jackson, che ha portato sul grande schermo la saga letteraria di J.R.R. Tolkien. ''Sono emozionato e anche un po' triste'', ha detto il regista neozelandese parlando ai giornalisti dopo l'anteprima della sua ultima opera. Con lui era schierato un cast stellare nella conferenza stampa, composto da Orlando Bloom, Ian McKellen, Richard Armitage, Evangeline Lily, Luke Evans, solo per citarne alcuni. ''Tante persone in tutto il mondo hanno amato questi film, questo mi ha entusiasmato e spinto ad andare avanti'', ha affermato il regista. Per lui è tempo di un bilancio, ben rappresentato dal suo bottino di premi Oscar vinti con le pellicole sulla saga. Sente la 'missione compiuta', quella missione che sognava fin da quando era bambino: portare al cinema il mondo mitologico creato dallo scrittore Tolkien, le sue creature e i suoi luoghi straordinari. Fra la trilogia dedicata al Signore degli Anelli, il cui primo capitolo è del 2001, e quella de Lo Hobbit, alcuni attori sono diventati star acclamate in tutto il mondo. Come Orlando Bloom, che ha interpretato per la prima volta il prode Legolas nella 'Compagnia dell'Anello'. ''Ero un ventenne quando mi scelsero per quella parte e ora ho 37 anni. Sono molto felice di aver avuto la possibilità di prendere parte a questa avventura'', ha detto l'attore. Ma non è l'unico dei 'veterani'. Su tutti sovrasta infatti Ian McKellen, che ormai si identifica pienamente col personaggio di Gandalf. ''Interpretarlo ha fatto la mia fortuna - ha affermato l'artista britannico - è riduttivo parlare di serie di film, si tratta ormai di classici del cinema''. L'ultimo grande appuntamento della saga - in Italia il film uscirà il 17 dicembre - non poteva essere più generoso. Il cast comprende anche molti altri nomi straordinari, come Benedict Cumberbatch, che fa la cavernosa voce del drago Smaug, o Kate Blanchett nella parte di Dama Galadriel, una nobile elfa della Terra di Mezzo. Nella sua ultima trasposizione cinematografica il regista fa scelte molto personali rispetto all'opera letteraria. Punta tutto sulla battaglia finale per esaltare al meglio quel team di effetti speciali che ha reso possibile creare al computer un mondo immaginario. E anche sulla vicenda personale del nano Bilbo Baggins, interpretato da Martin Freeman, che deve muoversi fra un capo, Thorin Scudodiquercia, accecato da una sete d'oro, pronto a dar battaglia agli Elfi Silvani guidati da Re Thranduil per il controllo del tesoro nella Montagna Solitaria. Ma si dovranno coalizzare, insieme agli uomini, contro un nemico terribile: un esercito di orchi, a capo di Azog il profanatore, pronti a portare caos e distruzione con le loro bestie da guerra addestrate per uccidere.