Confiscati 12 immobili (6 terreni e 6 fabbricati), in Abruzzo e nel basso Lazio, per un valore di circa 1,5 milioni di euro: è il bilancio dell’operazione condotta dalla Direzione investigazione Antimafia e dalla sezione operativa della compagnia carabinieri di Cassino che hanno dato esecuzione a un provvedimento di confisca di beni patrimoniali, disposto dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Roma su richiesta della Dda di Cassino, nei confronti di 9 soggetti appartenenti a un nucleo familiare di etnia rom, che vivono nel basso Lazio, già noti perchè appartenenti a un sodalizio criminale. Un risultato, viene spiegato, che è il frutto di una sinergia investigativa che prende le mosse da due distinte attività svolte dagli uomini della Compagnia di Cassino, agli ordini del capitano Giuseppe Scolaro e del tenente Giovanni Giorgione che, nell’ambito di due indagini condotte nel 2019 e nel 2016 (quest’ultima svolta congiuntamente con la guardia di finanza), avevano consentito di evidenziare un contesto associativo dedito allo spaccio di stupefacenti, all’usura, alle estorsioni e all’intestazione fittizia di beni. Quanto emerso dalle indagini, supportate dai successivi approfondimenti di natura reddituale e patrimoniale svolti dal Centro operativo Dia di Roma, sotto le direttive del capocentro colonnello Mario Conio e del capo primo settore tenente colonnello della guardia di finanza Fulvio Palumbo, hanno permesso, da un lato di delineare la pericolosità sociale della compagine criminosa e, dall’altro, di far emergere l’evidente sproporzione tra i redditi dichiarati dai soggetti e i cospicui beni accumulati illegalmente nel tempo.
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