CATANIA. Mafia, traffico e trattamento illecito di tonnellate di rifiuti provenienti da tutto il territorio nazionale, perfino da Priolo e dall’Ilva di Taranto, si effettuavano in un’impresa di Melilli (Sr) appartenente a due imprenditori mafiosi catanesi. La Dda etnea ha emesso sette provvedimenti di custodia cautelare in carcere, sette ai domiciliari e tre misure interdittive.
Sono stati portati in carcere gli imprenditori mafiosi Antonino e Carmelo Paratore, Salvatore Grillo, Giuseppe Verderame, il dirigente della Regione Gianfranco Canova, il dirigente del comune di Melilli Salvatore Salafia , Simone Piazza. Mentre sono gli arresti domiciliari Salvatore D’Amico, Agata Di Stefano, Antonino Di Vincenzo, Maurizio Cottone Giovanni Amara, Giuseppe Amara, il dirigente regionale Mauro Verace.
Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di traffico illecito di rifiuti, estorsione e rapina, con l’aggravante del metodo mafioso, usura, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e traffico di influenze illecite. E’ stato inoltre disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di 6 imprese e dei rispettivi beni aziendali del valore di circa 50 milioni di euro.
L’indagine ha avuto un impulso dalle condotte criminali dell'imprenditore Antonino Paratore, di 70 anni e del figlio Carmelo, di 36 anni. I Paratore sono appartenenti Cosa nostra catanese e legati al boss Maurizio Zuccaro, per il quale agivano anche quali. Nel dicembre 2012, dal monitoraggio del processo di raffinazione e frazionamento del petrolio da parte delle industrie petrolchimiche, gli inquirenti hanno accertato che la principale società nel trattamento e smaltimento dei catalizzatori esausti, e quindi non più rigenerabili, era la Cisma Ambiente Spa, con sede legale ed operativa in Melilli (SR). I titolari di azioni erano diverse società tutte riconducibili alla famiglia Paratore.
I Paratore avevano a disposizione una discarica per rifiuti pericolosi e non, e un impianto per il loro trattamento,ricondizionamento e recupero. La famiglia Paratore si avvaleva della connivenza di pubblici funzionari della Regione Sicilia,che si occupavano del rilascio delle autorizzazione per gestire in modo illecito tonnellate di rifiuti, realizzando ingenti guadagni ed inquinando gravemente l’ambiente circostante. Tra i gli uomini di fiducia ci sono Agata Di Stefano, di 35 anni, Salvatore D’Amico, di 46 anni, Paolo Plescia, Maurizio Cottone, di 43 anni Antonio e Di Vincenzo , di 40 anni. Grazie alla compiacenza dei funzionari l’impresa Cisma e i suoi traffici illeciti per anni non subivano nessun controllo da parte della Regione siciliana. I funzionari regionali Gianfranco Cannova, 59 anni e Mauro Verace, di 60 anni, e il dirigente del comune di Melilli Salvatore Salafia, di 58 anni, sono accusati di avere omesso per anni di attivarsi, sebbene informati dagli organi di controllo della condotta illecita della Cisma. Così i Paratore avrebbero raddoppiato la capienza dei loro centri di smaltimento.
Nell’ambito dell’attività investigativa, sono emersi altri ruoli e altri crimini come l’estorsione e l’usura. Salvatore Grillo, di 47 anni, estorceva denaro emergevano al il gestore della trattoria- pizzeria “Al Tubo” di Acicastello, Giuseppe Grasso. In particolare, Grillo si faceva dare interessi usurari e assegni come corrispettivo di una serie di prestiti in denaro contante di ammontare complessivo pari a 23.600 euro, a fronte della pretesa restituzione del capitale pari 30 mila euro. Giuseppe Verderame, 63 anni e Simone Piazza , di 31 costringevano Grasso a versare loro 200 euro al mese al fine di assicurare la “protezione” alla pizzeria “al Tubo”.
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