ROMA. Il viso di un angelo, capelli rasta biondi e curatissimi baffi a manubrio che facevano da cornice al pizzetto. Resterà per tutti sempre così Vittorio Bos Andrei, più conosciuto dai fan come Cranio Randagio, il rapper romano di 22 anni morto dopo una festa alla quale aveva partecipato nella notte tra venerdì e sabato, in un appartamento in via Anneo Lucano, nel quartiere residenziale della Balduina a Roma. Il ragazzo, rimasto a dormire nell'appartamento, si è improvvisamente svegliato, accusando un malore. Inutile il tentativo degli amici di farlo rinvenire, inutile il soccorso dei medici del 118. Alcuni dei ragazzi che hanno partecipato alla festa, ascoltati dalla polizia, hanno ammesso: «Ci siamo ammazzati di canne». Nell'appartamento, però, non sarebbero stati trovati nè hashish nè altre sostanze. Al momento gli agenti del Commissariati Monte Mario, che indagano sulla vicenda, non escludono che il rapper possa essere deceduto per un mix di alcol e droga forse unito a qualche problema cardiaco congenito di cui non era a conoscenza. A chiarire le cause della morte sarà l'autopsia. Domani il magistrato affiderà l'incarico al professor Antonio Oliva medico legale dell'Università Cattolica-Policlinico A. Gemelli di Roma. Previsti anche i test tossicologici i cui risultati, si apprende dall'ospedale, «non saranno comunque immediati». Le rime di Cranio Randagio, che amava definirsi «pseudo rapper paranoico», avevano convinto lo scorso anno Mika a selezionarlo per la sua squadra nell'edizione numero 9 di X Factor. Ed è proprio lui oggi a dire: «Una vita finita troppo presto. Ricorderemo la sua grande voglia di fare musica e condividere quello che sentiva». Andrei stava per pubblicare il suo primo album dopo aver ricevuto migliaia di commenti positivi su Facebook e YouTube per la sua esibizione al talent musicale di Sky. A 15 anni aveva perso il padre: «Sono diventato una roccia per non farmi fare male», cantava Vittorio per spiegare il suo immenso dolore la sera del suo debutto a X Factor. Un rap a tinte forti il suo, «è tutto troppo brutto per restare intero», pieno di critiche alla società e di accenni alla depressione, «io che mi detesto perchè ho perso anche le tracce di me stesso»; e la risposta nel fumo, quasi una tragica premonizione se letta oggi, «Penso alla mia morte sempre e solo sotto effetto». O ancora: «Chiedo un'iniezione che mi porti all'overdose». La sua vita era tra Roma e Milano, la città che lo aveva adottato e che gli faceva cantare uno dei suoi successi: «Mamma Roma addio». Il suo profilo facebook è stato oscurato ma i suoi fan ne hanno creati altri ed è lì che in queste ore stanno commentando la morte di Cranio Randagio, scagliandosi contro chi sembra aver già deciso le cause della morte, senza nemmeno l'autopsia. Colpa della droga, perchè dispiacersi, si chiede qualcuno. Rispondono gli amici di Vittorio: «Non lo conoscevi, non sai che suo padre è morto quando aveva 15 anni, non sai che era depresso ed era una persona debole, non conosci le poesie che scriveva. Stai zitto! Era una persona con un'anima troppo grande per il suo corpo!». Un altro cita un verso di una sua canzone: «Io volerò, io volerò via perchè nel cielo c'è molto di più». Gli amici di una vita hanno diffuso una lettera in serata, dove raccontano quanto sono affranti dalla sua morte e lo salutano così: «Avremmo preferito farlo a modo nostro, ieri sera, nel bel concerto che avevamo organizzato tutti insieme per riabbracciarti. Era tutto organizzato: la location, la scaletta, la strumentazione. A te sarebbe bastato portare il tuo sorriso contagioso e la tua irrefrenabile voglia di cantare la vita in versi: ne sarebbe uscita una serata perfetta».