Mercoledì 20 Novembre 2024

Intitolato a Pina Maisano il giardino di piazza Caboto, Orlando: "La mafia c'è, ma non governa più" - Video

PALERMO. Alle 7.45, in via Alfieri a Palermo, si è tenuta una cerimonia per ricordare Libero Grassi, l'imprenditore assassinato venticinque anni fa da Cosa nostra perchè si ribellò al racket del pizzo. Alla commemorazione ha partecipato anche il presidente del Senato Pietro Grasso, insieme e ad altre autorità politiche e militari. Attorno alle 10.30 si è svolta la cerimonia di intitolazione del giardino di piazza Caboto alla vedova Pina Maisano, scomparsa a 87 anni lo scorso giugno. Stasera alle 21, nell'atrio della Biblioteca Comunale di Casa Professa, sarà proiettata la docufiction «Io sono Libero», che verrà trasmessa in contemporanea su Rai Uno. Per il sindaco di Palermo, «la mafia esiste ancora, ma grazie allo smantellamento di quel sistema politico-affaristico-mafioso, non governa più Palermo». «29 agosto, come sempre a Palermo, in Via Alfieri. Per la prima volta non trovo una donna che a questa città, alla Sicilia e a tutta Italia ha dato con il proprio impegno una ragione in più per credere nella legalità. Pina Maisano è venuta a mancare il 7 giugno scorso La conobbi dopo l'uccisione di suo marito Libero Grassi, l'imprenditore che da solo sfidò pubblicamente la mafia rifiutandosi di pagare il pizzo». Così il presidente del Senato Pietro Grasso interviene su Facebook sulla commemorazione di Libero Grassi. «Era il 1991 e, per 25 anni, - prosegue - Pina ha portato avanti una battaglia che non ha mai conosciuto momenti di pausa. Così facendo ha ispirato migliaia di suoi concittadini e con il suo animo gentile ha contribuito al riscatto di Palermo. Libero e Pina non ci sono più, eppure qui, in Via Alfieri, la loro presenza si sente eccome. È negli occhi e nel lavoro dei ragazzi di AddioPizzo, che proprio dal loro esempio sono partiti per liberare la Sicilia dalla vergogna del racket». Alla cerimonia hanno partecipato anche alcuni commercianti bengalesi che, circa tre mesi fa, si erano ribellati all'imposizione del pizzo a Ballarò e con le loro denunce avevano fatto arrestare gli estorsori. "Diventa una testimonianza più chiara di mille parole l'esempio di decine di imprenditori che denunciano il pizzo e si oppongono al controllo mafioso dell'economia. Tra questi, numerosi commercianti palermitani-bengalesi al cui fianco è stata costantemente, e lo sarà ancora, l'Amministrazione comunale, anche costituendosi parte civile nei processi nati dalle loro coraggiose denunce", ha dichiarato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. "E' la conferma - ha proseguito Orlando - del cambiamento possibile di questa città rispetto ai terribili anni nei quali la mafia governava Palermo, lasciando nell'isolamento quanti, nel palazzo di giustizia, nella curia, nei palazzi della politica e dello Stato e nel mondo dell'imprenditoria, tentavano di contrastare l'egemonia politico-affaristico-mafiosa, divenendo bersaglio di uno Stato e di una città che aveva, come in pochi denunciavamo, il volto della mafia". "Sia chiaro: la mafia esiste ancora - ha concluso Orlando - ma grazie allo smantellamento di quel sistema politico-affaristico-mafioso, non governa più Palermo" . Immagini di Salvatore Militello. 

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