Martedì 07 Maggio 2024

"Eat", a Brooklyn un ristorante dove è vietato parlare

Il silenzio è d'oro. Ed è anche la regola aurea di Eat, un ristorante di Greenpoint a Brooklyn che ha lanciato una nuova tendenza. In uno dei quartieri più alla moda della Grande Mela una volta al mese tutti i commensali cenano come se fossero in un monastero. L'idea è venuta a Nick Nauman, il giovanissimo chef, per combattere l'«alienazione» provocata dalle innumerevoli distrazioni che i clienti incontrano mentre mangiano. Eat è un locale minimalista: pareti bianco-calce, sui tavoli vasellame prodotto da ceramisti della zona. Anche il cibo, rigorosamente organico, è a «chilometro zero». Ma la peculiarità dell'offerta che diversifica questo ristorante dai mille altri che popolano questa zona di Brooklyn è la scelta di mettere al bando qualsiasi conversazione: «Un modo - spiega Nauman - di concentrasi sull'esperienza del mangiare, una delle attività umane più profonde». New York ovviamente è una delle città più rumorose del mondo e capita spesso al ristorante di non riuscire a sentire quel che dice il tuo commensale, tanto è alto il livello di chiasso che ci circonda. Una delle ragioni sta nel «restyling» che si sono dati molti locali, abbandonando le pesanti moquette e velluti un tempo di moda e che, per antiquati che fossero, assorbivano i rumori. L'anno scorso il New York Times ha scoperto che un terzo dei ristoranti in città hanno livelli di suono pericolosamente alti: a Williamsburg, poco lontano da Greenpoint, i livelli di rumore di Brooklyn Star si aggirano sui 96 decibel: gli stessi di un trapano elettrico. Una cena da Eat dura 90 minuti e se qualcuno rompe il silenzio viene «punito»: il suo piatto viene tolto dal tavolo e trasferito su una panca all'esterno del locale. «L'energia della gente che apprezza quello che sta mangiando è palpabile e ti motiva a creare proposte sempre più buone», dice Nauman. Capita così che in quell'ora e mezza di attività gustatorie, gli unici suoni che si sentono sono quelli di una donna che parla al cellulare per strada o del cucchiaio che sbatte su un piatto dalla porta della cucina. Questo permette di concentrarsi sulle varie portate fino alla torta di mele che conclude il pasto al termine del quale Nauman congiunge le mani in un «Namaste» sottovoce. E l'idea sembra prendere piede: Honi Ryan, un'artista australiana che ha organizzato feste silenziose in giro per il mondo, sta pensando di aprire in ottobre un ristorante come Eat a Londra: «È una chance di connettersi in uno spazio reale in mezzo a un mondo mediato da parole e immagini per rivelare l'umanità che è alla base di tutti noi».

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