Ventiquattro donne scomparse, 17 vittime accertate, un serial killer che per 13 anni ha terrorizzato l'Alaska. Tutto vero. Questa storia vera è ora un film, The Frozen Ground, che con il titolo "Il cacciatore di donne" (sopra il trailer) esce domani in Italia da Videa in 200 copie. Protagonista è Nicolas Cage che interpreta il poliziotto Jack Halcombe che riuscì ad individuare e a far condannare l'insospettabile Robert Hansen, violentatore delle sue vittime. «Nel cinema così come nella vita c'è bisogno di eroi» dice Cage. «Non mi piace interpretare persone realmente esistite, mi piace avere la libertà e la fantasia nel trasformarmi in qualcun altro, ma per Halcombe ho fatto un'eccezione perchè il tema del film, la violenza sulle donne, mi sta molto a cuore», spiega la star hollywoodiana. «Il cacciatore di donne è un thriller, ma lo stile del regista Scott Walker è quasi quello di un docu-drama, elemento per me importante: penso che il cinema debba essere il più possibile specchio della realtà e debba far riflettere. Non parlo di messaggi, non ne ho la presunzione e sarebbe noioso, ma - sostiene - persone come il poliziotto Halcombe che ha messo a repentaglio la sua sicurezza e quella dei suoi familiari per assicurare alla giustizia quel killer che trattava le donne come un cacciatore le prede andava raccontato e omaggiato. Ho avuto un grande rispetto per lui». Cage, che nel film recita accanto a Vanessa Hudgens (una prostituta sopravvissuta all'omicida e decisiva nella sua cattura) e al "cattivo" John Cusack, aggiunge: «Siamo tutti eroi quando non cediamo ai compromessi, quando agiamo secondo il nostro credo morale e non ci tiriamo indietro. Il poliziotto Halcombe è il simbolo di tutti i poliziotti che rischiano ogni giorno». Il regista, un esordiente neozelandese, ha coinvolto Cage dall'inizio, «mi ha convinto la sua determinazione nel fare del Cacciatore di donne un film omaggio alle donne che in quel caso dei primi anni '80, ma purtroppo anche oggi, continuano a morire per mano di uomini violenti». Cage parla del suo impegno per i diritti umani, del suo lavoro con Amnesty International e di quanto questo sia diventato un motivo di scelta dei copioni che arrivano sul suo tavolo. «Mi sta molto a cuore la lotta contro la diffusione delle armi, sono scioccato quando leggo di stragi dovute alla follia di persone che accedono alle armi come se niente fosse e proprio di questo parla il film che ho appena finito di girare, Tokarev», dice l'attore. «Recito da quando avevo 15 anni, quindi da quasi 35 anni, amo tutto quello che ho fatto come Via da Las Vegas di Mike Figgis ma anche altri film che sono stati deludenti. Ho ancora tanti progetti perchè sono una persona curiosa, aperta al mondo e informata, non chiusa in una gabbia dorata. Per questo - conclude - mi sento al servizio di un cinema che sa raccontare storie affascinanti, spero di realizzare presto una seconda regia, un dramma familiare cui sto pensando, e credo che finchè ci sarà il cinema indipendente, Hollywood vivrà. Penso a film recenti come The Master di Paul Thomas Anderson o come Drive di Nicolas Winding Refn».