(ANSA) - LUCCA, 14 GIU - La pala d'altare raffigurante San Girolamo e San Giuseppe con il sacerdote Clemente, opera del pittore rinascimentale lucchese Ansano, detto Sano, Ciampanti (1474-1532/35) che si trovava nel Duomo di San Martino a Lucca fino al 1595, torna visibile grazie all'intervento dell'antiquario internazionale Fabrizio Moretti.
Da domani al 30 giugno, dopo secoli trascorsi nell'oblio riservato di prestigiose collezioni private, il dipinto sarà mostrato al pubblico da Moretti Fine Art, nella galleria con sede al 27 Avenue de la Costa a Monte Carlo, nel Principato di Monaco.
Si tratta di uno dei lavori giovanili più sorprendenti di Sano Ciampanti di cui, in Italia e a Lucca, si erano perse quasi completamente le tracce. Le pazienti ricerche d'archivio, condotte per conto della galleria, hanno recentemente risolto il mistero che riguardava l'opera. I documenti recuperati negli archivi della diocesi di Lucca hanno rivelato che il dipinto fu commissionato specificamente per la cattedrale di San Martino nel 1498. Il committente era un sacerdote, Clemente di Antonio Andrucci, che ora si può identificare con certezza nella figura inginocchiata e vestita di nero. Originariamente l'opera era collocata sull'altare di San Pietro in Vincoli (a destra dell'altare maggiore), che faceva appunto riferimento alla cappellania dei Santi Girolamo e Giuseppe, rappresentati in primo piano accanto al donatore. La pala rimase in cattedrale fino ad un importante intervento di riallestimento del 1595.
Dopo questa data si perse ogni sua traccia, fino a quando, a metà dell'Ottocento, entrò a far parte della prestigiosa collezione di dipinti del Rinascimento italiano del reverendo Walter Davenport Bromley (1787-1862) a Wootton Hall, in Inghilterra. L'opera di Ciampanti, si legge in una nota della Galleria, ha fatto parte di "alcune prestigiose collezioni tra Inghilterra, Germania, Austria e, infine, Stati Uniti dove ha fatto parte di una delle raccolte private di arte medievale e rinascimentale italiana più importanti al mondo. Tra l'altro, negli anni, l'opera è stata attribuita anche ad Andrea del Verrocchio e al Maestro del Tondo Lathrop ma le recenti ricerche sgombrano il campo da ogni dubbio". (ANSA).
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