PARIGI - Dal 18 ottobre al 2 aprile 2024 la Fondation Louis Vuitton ospita la prima retrospettiva in Francia dedicata a Mark Rothko (1903-1970) dopo quella del Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris del 1999. La mostra riunisce 115 opere di importanti collezioni istituzionali e private internazionali, tra cui la National Gallery of Art di Washington, la famiglia dell'artista e la Tate Gallery di Londra.
Seguendo un percorso cronologico la Fondazione ripercorre l'intera carriera dell'artista, dai suoi primi dipinti figurativi al surrealismo e all'astrazione. La mostra si apre con scene intime e paesaggi urbani, in particolare quelli di New York, che dominarono la sua arte negli anni Trenta, per poi lasciare il posto a un repertorio ispirato ai miti antichi e al surrealismo attraverso cui esprime la dimensione tragica della condizione umana durante la guerra. Dal 1946 l'artista statunitense di origine ebraico-lettone fece una radicale svolta verso l'astrazione, la cui prima fase è quella del 'Multiforme', dove masse cromatiche in sospensione tendono a bilanciarsi tra di loro. A poco a poco la sua pittura evolve verso opere più classiche degli anni Cinquanta, dove forme rettangolari si sovrappongono secondo un ritmo binario o ternario caratterizzato da toni di giallo, rosso, ocra, arancio, ma anche blu e bianco.
Nel 1958 Rothko realizza su commissione una serie di murales, a cui però rinuncia; solo nel 1969 li dona alla Tate Gallery. E proprio a questi dipinti con le loro intense sfumature rosse è dedicata una sala della mostra parigina. La Fondation ha raccolto anche le opere realizzate per la prima retrospettiva del 1960 e per quella organizzata dal MoMa. Anche se dalla fine degli anni '50 Rothko prediligeva toni più cupi e contrasti tenui, l'artista non abbandonò mai del tutto la sua tavolozza di colori accesi, come testimoniano diversi quadri del 1967 e l'ultimissimo dipinto rosso, rimasto incompiuto nel suo studio.
Anche la serie 'Black and Grey' del 1969-1970 è riunita nella mostra, che permette di dare una rinnovata e plurale lettura del suo lavoro: gli interrogativi, il suo rifiuto di essere visto come un "colorista" e il suo desiderio di un dialogo senza parole con lo spettatore.
Caricamento commenti
Commenta la notizia