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Festa della Sensa a Venezia, la città sposa il suo mare

VENEZIA - Come ormai da oltre dieci secoli, Venezia ha festeggiato il suo simbolico matrimonio con il mare nel giorno della ''Sensa'', cioe' dell'Ascensione. Una festa antichissima per ricordare il segno dell'autorità e del dominio di Venezia sull'Adriatico. "Noi ti sposiamo, o mare, in segno di vero e perpetuo dominio". Con questa formula di rito pronunciata dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e con il lancio dell'anello dogale nelle acque davanti la chiesa di San Nicolò del Lido è stato così rinnovato lo Sposalizio del mare. Alla cerimonia hanno partecipato il patriarca Francesco Moraglia e l'ammiraglio della Marina Militare Andrea Petroni. anche loro protagonisti del tradizionale corteo storico con vogatori in costume d'epoca, seguito da centinaia di imbarcazioni delle principali società remiere veneziane di voga alla veneta, con i loro oltre 450 remi. Con l'anello è stata lanciata in acqua una corona d'alloro per tutti i Caduti del mare. Ad accompagnare il rito, l'alzaremi e le note dell'inno di San Marco. Ad assistere alla cerimonia anche il sindaco di Longarone Roberto Padrin, che poco prima, ai Giardini Reali, aveva ricevuto l'anello dogale per il Gemellaggio Adriatico. La Festa ricorda due eventi importanti: il soccorso portato dal doge Pietro II Orseolo alle popolazioni della Dalmazia, minacciate dagli Slavi, il 9 maggio dell' anno 1000, e la stipula, nel 1177, del trattato di pace tra il doge Sebastiano Ziani, Papa Alessandro III e l'imperatore Federico Barbarossa, che pose fine alla secolare diatriba tra Papato e Impero. Entrambi celebrano la potenza della Serenissima, fondata sulla conoscenza e il controllo del mare.
    All'inizio il rito era celebrativo, religioso e scaramantico insieme, solo per propiziarsi la tranquillità del mare e prevedeva la visita del Doge al mare e la benedizione delle acque dell'Adriatico. Su questa base si è innestato poi lo sposalizio del mare: il Doge, a bordo del Bucintoro, riceveva la benedizione del Vescovo, che si imbarcava all'altezza di S.Pietro di Castello e una volta raggiunta la Bocca di Porto di Lido, lanciava nelle acque un anello d'oro, pronunciando la formula: "Desponsamus te, mare. In signum veri perpetuique dominii". (ANSA).
   

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