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Backland#2, figure chimeriche di Giulia Cenci a Buenos Aires

Sette figure che si accampano in uno spazio labirintico, ibridando sembianze umane o animali a forme macchiniche, tutte interconnesse e allo stesso tempo sostenute da strutture metalliche che fungono da arti, protesi, in una sintesi di anatomia e meccanica. E' questo, essenzialmente, backland#2, un'opera concepita dalla giovane artista italiana Giulia Cenci e inaugurata negli spazi del Centro culturale Recoleta di Buenos Aires.
    Sviluppo di una precedente iterazione presentata nel 2021 alla Galleria Fons Welters di Delft, in Olanda, quello in mostra in Argentina è un progetto site-specific che, ha detto Cenci all'ANSA, "riconfigurato completamente rispetto all'altro perché in questa sala c'era la possibilità di sviluppare la tematica lungo un corridoio".
    In presenza della direttrice dell'Istituto italiano di cultura (Iic), Doinatella Cannova, il curatore dell'iniziativa e del Museo di Arte moderna di Bogotà, Eugenio Viola, ha sottolineato che "con quest'opera Giulia Cenci ci restuisce un paesaggio distopico, post-apocalittico, popolato da figure chimeriche che non appartengono ad alcuna tassonomia riconosciuta".
    Offre, ha aggiunto, "un corpo-paesaggio che flirta con l'alterità animale e macchinica, richiamando suggestioni care al cyborg di Donna Haraway, una entità composta di organico e inorganico che propone, tuttavia, una visione positiva e amichevole del rapporto corpo-macchina".
    Nata a Cortona e attiva tra l'Olanda e Cortona, l'artista ha partecipato alla 59/a edizione della Biennale di Venezia ed è stata uno dei tre finalisti del Maxxi Bulgari Prize 2020, ricevendo anche il Baloise Art Prize ad Art Basel 2019.
    Attualmente è fra i finalisti del Premio Termoli 2023 di arte contemporanea.
    Per quanto riguarda i temi che la animano nel suo impegno artistico, Cenci ha spiegato che "parto da un'idea di antropocentrismo, per poi privilegiare invece un discorso più fluido, ibrido tra vari esseri viventi, l'architettura e la tecnologia" Molto spesso, ha ancora detto, "cerco di mescolare esseri che possono sembrare non compatibili l'uno con l'altro, ma che in fondo, secondo me, vengono proprio dalla stessa cosa".
    Per esempio in questa mostra, ha concluso, "c'è un unico umano, o meglio una testa di umano fatto in fusione di alluminio con dei pezzi di automobili, che si appoggia sullo scheletro di un sedile metallico di un veicolo. C'è quindi di base la stessa materia con una forma diversa".
    E "ci sono cinque figure che divorano se stesse, che però utilizzano la mano come strumento, una cosa che chiaramente non si confà a nessun animale, tranne che agli ominidi". Infine, conclude, "c'è quello che io chiamo un 'observer', una figura che viene da un lupo, e che mi è stato ispirato da un modello di tassidermia, che però è in una posizione di bipede, che chiaramente pure è innaturale". .
   

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