(ANSA) - ANCONA, 29 APR - Un esempio di economia locale che da produzione agricola si evolve in industria manifatturiera basata sul lavoro delle donne, di cui ripercorre le conquiste sindacali e sociali con foto e testimonianze. È il percorso della mostra La Manifattura Tabacchi di Chiaravalle: la fabbrica, il territorio, le sigaraie, in corso fino al 19 maggio nel porticato della Facoltà di Economia 'Giorgio Fuà' di Ancona.
L'esposizione, voluta da Roberto Giulianelli, docente di Storia Economica di Univpm, e dal preside Stefano Staffolani, è organizzata da Università Politecnica delle Marche, Archivio di Stato, Cisl e dal sindacato dei pensionati Fnp Cisl e ripercorre con 11 pannelli e una bacheca di documenti la storia del celebre tabacchificio tuttora attivo nel territorio marchigiano. Nata grazie ad un editto del 1757 di papa Benedetto XIV, che, rinunciando al controllo sui tabacchi, consentiva ai privati di coltivarli, lavorarli e commerciarli, la manifattura ha intrecciato la sua storia con quella dell'Italia, dal primo mulino installato nella Vallesina per la coltivazione del tabacco alla realtà di un'industria che già nella seconda metà dell'Ottocento e per tutto il Novecento, fino ai giorni nostri, si è via via basata su criteri di produzione sempre più meccanizzati e moderni. Il docente di Storia Economica dell'Univpm Francesco Chiapparino ricorda che "era una fabbrica in cui hanno lavorato a seconda dei periodi dalle 750 alle 1.000 unità, per i quattro quinti donne. Una particolarità non solo a livello locale, dato che le Marche erano caratterizzate da piccole imprese, ma anche a livello nazionale. In secondo luogo anche la sua architettura manifesta precocemente con una caratteristica forma a Y i segni di un'azienda moderna". La manifattura disponeva inoltre di una Sala Materna dove le sigaraie potevano allattare o far dormire i propri figli, esempio da un lato di precoce welfare aziendale, dall'altro di produttivismo estremo, perché in quel modo s'impediva che le dipendenti tornassero a casa, rallentando i ritmi di lavoro. In ogni caso rispetto alle colleghe di altri settori si richiedeva loro la quinta elementare e le si pagava di più poiché il loro era considerato un lavoro qualificato, determinando anche un cambiamento nei rapporti familiari e sociali. Per Barbara Montesi dell'Università Carlo Bo di Urbino, "la prima classe operaia in Italia è fatta da ragazzine (cioè donne non sposate ndr) e il proletariato è donna". Tra il 2002 e il 2003, quando la Manifattura Tabacchi è passata in mani private, l'Archivio di Stato è entrato in possesso di 70 metri lineari di documenti, tra cui quelli scampati alla Seconda Guerra Mondiale.
In particolare, i fascicoli del personale hanno permesso di ricostruire, assieme ad altre testimonianze, oltre 250 anni di storia, che con la mostra vengono consegnati agli studenti dell'Ateneo. (ANSA).