VENEZIA - Per la prima volta Venezia celebra l'esploratore Nicolò Manucci con una mostra che riunisce libri, manoscritti, mappe, armi, manufatti e oggetti decorativi del suo straordinario viaggio da Venezia alla corte Moghul, in India. È Palazzo Vendramin Grimani, storica dimora sul Canal Grande, a ospitare dal 29 aprile al 26 novembre l'esposizione Nicolò Manucci, il Marco Polo dell'India. Un veneziano alla corte Moghul nel XVII secolo, con un progetto espositivo diretto da Béatrice de Reyniès e curato da Antonio Martinelli e Marco Moneta, con l'allestimento di Daniela Ferretti e la consulenza scientifica di Piero Falchetta.
La mostra racconta la vita e i viaggi di Manucci, veneziano di umili origini che, spinto dal desiderio di esplorare il mondo, si imbarcò a Venezia nel novembre 1653 alla volta dell'Oriente, nascosto nella stiva di una tartana. Palazzo Vendramin Grimani, Fondazione dell'Albero d'Oro, ospita l'intero suo lascito, costituito, oltre che dal Libro Rosso e dal Libro Nero, dai due manoscritti che compongono la versione originale della Storia del Mogol e le loro successive trascrizioni, grazie alla collaborazione tra la Bibliothèque nationale de France di Parigi, la Staatsbibliothek di Berlino e la Biblioteca nazionale Marciana di Venezia. La mostra ripercorre le tappe salienti della vita dell'esploratore attraverso un percorso che riunisce anche manufatti ed elementi decorativi di diverse epoche e una selezione di riproduzioni digitali dei manoscritti che permette di scoprire tutte le pagine dei testi e la ricchezza dei colori e delle illustrazioni di un mondo scomparso.
La visita ripercorre cronologicamente nelle sale del primo piano di Palazzo Vendramin Grimani le diverse esperienze del giovane veneziano, contestualizzate dalla presenza di mappe, documenti, oggetti d'arredo, miniature e armi. Si vuole mettere in risalto soprattutto il ruolo di traduttore e intermediario culturale che Manucci svolse tra i Moghul e i rappresentanti degli insediamenti portoghesi, inglesi e francesi in India che lo portarono a trasferirsi dalla corte alle colonie europee di Goa, Madras e Pondicherry.
In età avanzata Nicolò Manucci dettò la propria storia e quella dell'Impero Moghul a scrittori italiani, francesi e portoghesi, creando la sua Storia del Mogol, imponente opera letteraria che racconta in tre lingue gli eventi salienti della storia indiana dell'epoca. La narrazione rispose al desiderio di Manucci di lasciare traccia della propria avventurosa esperienza di vita e della cultura indiana, di cui divenne raffinato conoscitore, allo scopo di farne giungere notizia in patria.
Contestualmente, Manucci commissionò ad artisti indiani un vasto corpus di miniature da inviare in Europa come accompagnamento visivo dei suoi manoscritti, illustrazioni raccolte nei due libri, Rosso e Nero.
Per ridare vita al personaggio e alla storia di Nicolò Manucci, l'artista designer e architetto veneziano Guido Fuga ha realizzato inoltre una serie di acquerelli che rappresentano le tappe della vita del viaggiatore. La mostra è aperta da martedì a domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18. Il sabato e la domenica, alle 11 e alle 15, è possibile partecipare a visite guidate. (ANSA).
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