NAPOLI - Il percorso di vita e d'arte di Artemisia Gentileschi nelle opere esposte nella sale del Museo diocesano di Napoli in occasione della mostra 'Artemisia Gentileschi tra Roma, Firenze e Napoli'. L'esposizione, realizzata con il sostegno della Regione Campania, sarà aperta al pubblico da domani 29 aprile e fino al 3 luglio. Oggi la visita in anteprima del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, accolto dal vicario per la cultura della Curia di Napoli, padre Adolfo Russo. La mostra, curata da Pierluigi Leone de Castris, vuole provare a collegare l'attività napoletana alla formazione e alle tappe fiorentine e romane della carriera della pittrice. Un'esposizione che regala al visitatore opere molto note ed alcune invece quasi sconosciute ed è realizzata grazie a importanti prestiti giunti dalla Galleria degli Uffizi e di Palazzo Pitti a Firenze, dal Museo di Capodimonte di Napoli e da altri musei e Fondazioni e da alcuni collezionisti privati. La mostra vuole rendere omaggio a quest'artista che ha avuto un ruolo nella formazione del linguaggio degli artisti meridionali del 'secolo d'oro'. Il tratto distintivo dell'esposizione è il suo essere incentrata sulla vita, sulla formazione e sulla carriera dall'artista e anche sul suo rapporto con l'opera del padre Orazio o con la lezione di Caravaggio. Tra le opere esposte nelle sale del Museo Diocesano di Napoli le sue tante interpretazioni del soggetto di Giuditta, a cominciare da quella precoce del Museo di Capodimonte fino a quella della Galleria Palatina e della Galleria degli Uffizi a Firenze, che rappresentano forse la traduzione più efficace, originale e violenta del soggetto per almeno due volte prescelto da Caravaggio. Certo è che sia a Roma, sia a Firenze che a Napoli, i luoghi dove più a lungo Artemisia Gentileschi si trovò a lavorare, la sua pittura forte, naturalista, ma insieme preziosa e raffinata, riscosse grande successo sia presso i collezionisti che presso i maggiori pittori del tempo che con lei si trovarono a interloquire e a collaborare. La mostra si compone di quattro diverse sessioni: La giovinezza, la formazione con Orazio e i primi successi (1593-1620); Autoritratti, Giuditte e altre eroine; Gli anni della maturità (1620-1654) e Artemisia a Napoli (1630-1654). L'attività di Artemisia a Napoli copre venticinque anni e, per quanto interrotta dal soggiorno a Londra (1638-1640), rappresenta la tappa più lunga della sua carriera di pittrice. La sua produzione di questi anni è vasta e comprende pale d'altare e quadri sacri come le tele di Pozzuoli, l'Annunciazione datata 1630 del Museo di Capodimonte o la Nascita del Battista del Prado, parte di una serie destinata al Palazzo Reale del Buen Retiro cui collaborò anche il napoletano Stanzione, e storie e figure di eroine. A Napoli Artemisia Gentileschi, come si evince da documenti, collaborò con numerosi altri pittori: Onofrio Palumbo, Bernardo Cavallino, Micco Spadaro, Viviano Codazzi, Giuseppe Di Franco, Titta Colimodio. Collaborazioni e anche influenze con altri naturalisti locali, come Paolo Finoglio, Francesco Guarino, Andrea Vaccaro o lo stesso Massimo Stanzione, si ravvisano in opere quali la Galatea della National Gallery di Washington, nella Betsabea di Columbus, nella Susanna e nella Corisca di due raccolte private di Londra e di Napoli, nel Giudizio di Paride dell'Accademia di Vienna, nel Lot e le figlie di Toledo (Ohio) o anche in varie mezze figure di Sante.
Caricamento commenti
Commenta la notizia