(ANSA) - BUENOS AIRES, 26 APR - Il legame tra le metropoli e la magia del grande schermo, nonché la possibilità di viaggiare attraverso film in cui i personaggi si aggirano tra fontane, terrazze, taxi, alberghi, vicoli, macerie, periferie o monumenti di capitali emblematiche, come Roma o New York, sono le linee ispiratrici del volume Le Città e il Cinema pubblicato a Buenos Aires dalla giornalista italo-argentina María Zacco. Il confronto fra la sensibilità e la percezione dei viaggiatori con quella dei registi si può provare nel modo di vedere o parlare, ad esempio, di Roma, città i cui monumenti, in diverse epoche storiche, sono stati centrali per costruire un peculiare linguaggio cinematografico. Così Zacco ricorda come Roberto Rossellini mostri la tristezza, le macerie e le ferite causate dalla guerra nella vecchia capitale imperiale in Roma, Città Aperta (1945), mentre Federico Fellini, nel 1960, ripercorre nella Dolce Vita un ritratto graffiante e pessimista della capitale italiana, che è mutata a ritmi vertiginosi, con i consumi di massa, le celebrità, le feste, le ansie di giornalisti e le troupe cinematografiche. L'autrice esplora anche la Roma che va dallo sguardo di Pier Paolo Pasolini in Mamma Roma (1962) - film in cui le condizioni sociali influenzano la percezione e il racconto della capitale italiana - a una visione più attuale, come quella di Paolo Sorrentino con La Grande Bellezza (2013), film in cui il protagonista, lo scrittore Jep Gambardella (Toni Servillo) somiglia a Marcello Rubini (Marcello Mastroianni) della Dolce Vita, in una splendida città afflitta dagli eccessi e dall'incomunicabilità. Zacco ha spiegato all'ANSA che i luoghi emblematici della capitale italiana "hanno a che fare con i suoi monumenti, che, anche in rovina, continuano a suscitare l'ammirazione più assoluta. Ad essi, come cornice per fatti storici o racconti biblici, Roma ha fatto ricorso fin dall'inizio del cinema".
(ANSA).