REGGIO EMILIA - La prima mostra in Italia del fotogiornalista Ivor Prickett è in programma dal 30 aprile al 30 luglio alla Collezione Maramotti di Reggio Emilia, in occasione del festival Fotografia Europea 2023 dal titolo 'Europe Matters. Visioni di un'identità inquieta'. 'No Home from War: Tales of Survival and Loss' presenta oltre cinquanta foto scattate in scenari di conflitto dal 2006 al 2022 ed è la più ampia esposizione sul lavoro di Prickett fino ad oggi.
Dopo gli studi in Documentary Photography all'Università di Wales Newport, Prickett - nato in Irlanda nel1983, vive e lavora a Istanbul - ha iniziato a occuparsi di Europa e di Medio Oriente con l'urgenza di restituire e denunciare gli effetti delle guerre sulla popolazione civile, sulle vite delle persone devastate e sradicate, a prescindere dall'appartenenza all'uno o all'altro schieramento. Nel corso degli anni il suo sguardo si è spostato nei luoghi di migrazione forzata, nelle terre di ricercato rifugio, fino a giungere in prima linea nelle zone di combattimento.
La mostra è strutturata seguendo il percorso di Prickett e la cronologia degli scatti. Dal 2006 al 2010 il suo lavoro nei Balcani e nel Caucaso si è concentrato soprattutto su singoli individui e su piccoli gruppi familiari "come nuclei di resistenza e tentativi incarnati di ri-esistenza".
La crisi umanitaria derivata dalla guerra in Siria, i milioni di rifugiati in Medio Oriente e di migranti in Europa sono invece il soggetto di un corpo di lavoro realizzato tra il 2013 e il 2015; seguendo poi la guerra contro lo Stato Islamico (Isis) in Iraq e in Siria tra il 2016 e il 2018, Prickett ha azzerato le distanze di spazio e di tempo con lo scenario bellico, scattando in prima linea al seguito dei contingenti militari iracheni. Quindi, con lo scoppio della guerra in Ucraina nel 2022, il suo occhio si è inizialmente soffermato sul crollo degli edifici, sul vuoto prodotto dai bombardamenti: le esistenze dei civili, ancora una volta, si trovano accomunate in una condizione di dolore e incertezza, nell'incredulità del ripetersi dell'orrore. Prickett crea immagini iconiche in cui riecheggiano soggetti e forme classiche dell'iconografia religiosa e della storia dell'arte. (ANSA).
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