Villa Farnesina a Roma presenta la mostra "Raffaello e l'antico nella Villa di Agostino Chigi", in programma dal 6 aprile - ricorrenza della nascita e della morte del grande artista del Rinascimento - al 2 luglio.
L'esposizione, curata da Alessandro Zuccari e Costanza Barbieri, chiude le celebrazioni del "Trittico dell'Ingegno Italiano", progettate dall'Accademia Nazionale dei Lincei e dedicate a Leonardo e poi a Dante, in occasione degli anniversari per i centenari dei tre geniali artisti, interrotti durante la pandemia.
La mostra a Villa Farnesina mette in luce l'ideale di bellezza classica di Raffaello nel secondo decennio del Cinquecento e sottolinea l'influenza che l'importante collezione di statue, sarcofagi, cammei, rilievi, libri e monete antiche del mecenate Agostino Chigi ha avuto sull'artista di Urbino. «La mostra è l'occasione per riallestire le raccolte di Agostino Chigi nel luogo d'origine - ha commentato Roberto Antonelli, presidente dell'Accademia dei Lincei - e capire quanto siano state fonte d'ispirazione per lo stile classico di Raffaello e della sua scuola, contribuendo allo sviluppo del pieno Rinascimento. Villa Farnesina è il luogo dove la classicità ha avuto una delle più alte celebrazioni».
Il banchiere papale e collezionista Agostino Chigi e Raffaello, scomparsi a soli cinque giorni di distanza nell'aprile del 1520, sono stati accomunati da una profonda intesa fondata sull'amicizia e sul lavoro: dopo i papi Giulio II e Leone X, il mecenate senese è stato il committente più generoso di Raffaello Sanzio che frequentò Villa Chigi - l'attuale Villa Farnesina - come amico e come artista incaricato della decorazione della Loggia della Galatea e di Amore e Psiche. Le "magnifiche raccolte" del mecenate andarono però disperse già dopo la sua morte e con il Sacco di Roma fino alla vendita della villa ai Farnese nel 1579. Oggi, per la prima volta dopo 500 anni, la Villa di Agostino Chigi torna a racchiudere in un luogo unico lo spirito di quel tempo, ricomponendo così un dialogo tra antico e moderno.
«La mostra presenta al pubblico i risultati delle ricerche sui documenti dei Fondi Chingiani della Biblioteca Apostolica Vaticana - ha commentato il curatore Alessandro Zuccari - e ricostruisce il contesto culturale dell'attività di Raffaello nella Villa, dove l'artista traeva ispirazione. Le statue della Psiche alata Capitolina, del Pan e Dafni di palazzo Altemps, dell'Arrotino degli Uffizi, presenti nella Villa, influenzarono profondamente l'immaginario di Raffaello». Questo interesse per il classicismo, che tra l'altro unisce i tre grandi artisti celebrati - Leonardo, Dante e Raffaello - è stato finora poco studiato, ma con la mostra si analizza la volontà del pittore di Urbino di rivitalizzare l'antico; dopo secoli si è anche scoperto l'uso del "blu egizio" da parte di Raffaello proprio per dipingere un soggetto che appartiene all'antichità.
Per la mostra è stato ripristinato l'originario accesso della Villa dalla Loggia di Amore e Psiche e sono state inserite nel percorso espositivo due installazioni di artisti contemporanei che dialogano con il passato. La prima è "Atmosfere di scuderia", opera di Stefano Conticelli, e la seconda è "Connection" dell'artista Nives Widauer.
La mostra di Villa Farnesina, sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con il patrocinio del Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Raffaello e dell'Associazione Amici dell'Accademia dei Lincei, in collaborazione con il ministero della Cultura e con il sostegno di Intesa Sanpaolo, è aperta al pubblico dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 19. (ANSA).