BAGHERIA - Al Museo Guttuso di Bagheria si apre domenica 26 marzo una mostra fotografica che riporta alla luce il lavoro, gli scatti di Mimmo Pintacuda, ''Il testimone discreto - La storia del vero Alfredo del film Nuovo cinema Paradiso''. Chi non ricorda il rapporto paterno, amichevole e i discorsi appunto tra il proiezionista Alfredo e il bambino, in cui il regista Giuseppe Tornatore racconta se stesso e rievoca la sua amicizia con Pintacuda. A lui, ottimo fotografo e grande affabulatore, devono la passione per il cinema e il fascino del raccontare sia Tornatore, sia il figlio, Paolo Pintacuda, oggi scrittore e sceneggiatore. ''Mio padre era davvero capace di raccontare scrivendo con la luce, come io cerco di fare oggi con le parole, avendo per le mie frasi la stessa sua attenzione e continua ricerca della perfezione, lavorando in camera oscura, tagliando e scegliendo'', racconta Paolo Pintacuda, che è curatore della retrospettiva e si incammina lungo il percorso indicato da Renato Guttuso, amico e ammiratore del padre, e nel catalogo della mostra, edito da Siké Edizioni, ne ripercorre la vita. Mimmo Pintacuda, scomparso nel 2013, in più di cinquant'anni di carriera ha scattato migliaia di immagini che narrano la storia sotterranea del nostro Paese, e in particolare della Sicilia, nella seconda metà del Novecento. Le sue opere, che rappresentano ancora oggi una forte e intensa testimonianza di arte e di impegno civile dall'effetto coinvolgente, meritano, come scrisse Guttuso, di essere ''conosciute, riconosciute, premiate''. ''Mio padre direi che era un fotografo un po' alla maniera di Cartier-Bresson, amando cogliere il soggetto di sorpresa, senza che si accorgesse di essere fotografato. Tante mattine, quando ero un bambino di sei o sette anni - racconta il figlio - mi portava in giro con lui a caccia di immagini, usandomi come diversivo. Scelto un soggetto, diceva a me di allontanarmi facendo finta di volermi fotografare, calibrando tempi e messa a fuoco per poi girarsi all'improvviso, al momento dello scatto, verso il qualcuno o qualcosa che aveva puntato in precedenza. Io ci rimanevo sempre un po' così, imbambolato e deluso di non essere stato fotografato''.
Ma il padre se ne accorgeva e allora ''parlava con me spiegandomi perché si era interessato a un soggetto e non a un altro, come fossi un grande. Allo stesso modo faceva con Peppuccio Tornatore, ben più grande di me, quando lo andava a trovare in cabina, a partire dal 1965 al cinema Capitol di Bagheria. Da grande affabulatore ci raccontava tutti i grandi film del passato, che non avevamo visto. E' lui che ci ha insegnato e fatto crescere dentro la voglia di raccontare''. Paolo Pintacuda, autore di quattro romanzi, da ''L'uomo tra la folla'' del 2000 a ''Jaku'' del 2022, finalista al premio Planeta e vincitore del Premio Lugnano, nel catalogo ricostruisce di Mimmo le privazioni della guerra, il suo appassionarsi al cinema, diventare proiezionista, avvicinarsi alla fotografia, trasformarsi in un artista ormai maturo e con un preciso e riconoscibile stile. Viene messa a fuoco la storia di un uomo attento e capace di rappresentare la realtà con una sensibilità visiva nuova, che piaceva a Guttuso, l'amicizia col quale nacque da una loro controversia su un famoso quadro a olio, Il Pittore di carretti, tratto da una fotografia di Mimmo, oggi in questa mostra, omaggio alla sua arte rivelatoria, attraverso le immagini, della sua profonda umanità. La mostra, allestita nei locali del corpo C del Museo Guttuso, sarà preceduta dalla presentazione del volume "Mimmo Pintacuda, il testimone discreto - La storia del vero Alfredo di Nuovo Cinema Paradiso" che si terrà, alla presenza dell'autore Paolo e del giornalista Roberto Tedesco, nella sezione dei manifesti cinematografici. (ANSA).