Il racconto del rapporto tra due esponenti di spicco della nobiltà, uno giunto a Roma nel 1861, l' altro tornatovi nel 1871 dopo più di venti anni vissuti in Francia dove si era trasferito da bambino con la famiglia, e sullo sfondo la meraviglia di Villa Farnesina, magnifica dimora sul Lungotevere. Uno scrigno architettonico nel quale brillano i capolavori usciti dalla mano di Raffaello che fu anche punto di osservazione particolare sui cambiamenti della città eterna da poco promossa Capitale d' Italia. Vuole essere un invito alla scoperta della pagina ottocentesca della Villa, meno conosciuta rispetto al fulgore rinascimentale, la mostra che fino al 25 febbraio indaga sul legame tra il Duca di Ripalda e il più giovane conte Giuseppe Primoli. Salvador Bermuda de Castro, ambasciatore spagnolo e poeta, aveva avuto in enfiteusi da Francesco II nel 1864 per 99 anni la dimora voluta all' inizio del Cinquecento da Agostino Chigi con l' impegno di restaurarla e prendersene cura. Dal 1580 era stata acquistata dal cardinale Alessandro Farnese e avrebbe dovuto essere collegata con un passaggio coperto - mai realizzato - al Palazzo dove oggi ha sede l' Ambasciata di Francia. Nel 1714 la villa divenne passo ai Borbone di Napoli. Dal 1927 è di proprietà dello Stato Italiano e attualmente viene utilizzata dall' Accademia dei Lincei come sede di rappresentanza.
Giuseppe Primoli, imparentato con i Bonaparte per linea materna, aveva conosciuto il bel mondo francese nel salotto della zia, la principessa Mathilde. Collezionista e appassionato di fotografia, fu protagonista della vita mondana anche a Roma coinvolgendo nel salotto del suo palazzo, oggi sede del Museo Napoleonico, i nomi di spicco italiani e francesi - da D' Annunzio a Sarah Bernhardt - dell' alta società e della cultura nei suoi tableaux vivant. Attratto dal fascino e dal bagaglio culturale dello spagnolo, il nobile romano lo frequentò assiduamente. La loro non fu una vera amicizia ma il legame e il valore delle loro dimore affacciate sul Tevere è il filo conduttore della mostra di Villa Farnesina - a cura di Virginia Lapenta e Valeria Petitto -, osservatorio suggestivo sulle rapide trasformazioni urbanistiche e sociali di Roma per adeguarsi allo status di capitale. A partire dalla costruzione dei muraglioni del Tevere, cominciata dal 1876 per volere di Giuseppe Garibaldi, contro le frequenti inondazioni. Già in quel frangente il duca di Ripalda pretese fondazioni con cassoni ad aria compressa contro le vibrazioni che avrebbero potuto danneggiare gli affreschi. Sessanta anni dopo la stessa preoccupazione fu alla base della piattaforma galleggiante realizzata da Saga-Pirelli con mattoncini di gomma messi sotto il manto stradale del Lungotevere per ridurre di un quinto le vibrazioni del traffico automobilistico che aumentava a vista d' occhio.
La Roma che dalla fine dell' '800 cambia pelle è documentata dalle molte fotografie di Primoli dedicate alla vita quotidiana di una città rimasta in fin dei conti medioevale - i pastori con le pecore in via Sistina, gli animali che si abbeverano in piazza del Popolo
-, alle occasioni di mondanità come le corse dei cavalli alle Capannelle o la caccia alla volpe, agli eventi di cronaca e ai cantieri che cancellano quella che lui chiama la ''Roma che se ne va''. ''Il duca di Ripalda e il conte Primoli furono legati dall' arte - rimarca Valeria Petitto -. Il loro rapporto è la scintilla della mostra dedicata all' Ottocento a Villa Farnesina e agli interventi voluti dal Duca''. Il più rilevante è la decorazione delle sale con i falsi tendaggi. ''Una commissione 'tessile' tra il 1861 e il 1863 - la definisce Virginia Lapenta - per la rivalorizzazione della villa secondo il gusto neorinascimentale con le decorazioni parietali affidate in particolare ad Antonio Cipolla, architetto dei Borbone, impegnato nei lavori di Palazzo Farnese''. Le parti inferiori erano coperte dai corami, fogli di cuoio per ammortizzare i costi, proteggere le pareti anche con funzioni termiche; più in alto - l' esempio straordinario si può ammirare nella sala del fregio - ecco l' effetto tridimensionale del tessuto disegnato su carta di riso, incollata alle pareti e dipinta in loco. ''E' la prima forma di carta da parati - osserva la curatrice -. Villa Farnesina è conosciuta per il grande Raffaello, il trionfo di Galatea e i maestri del Rinascimento ma quasi mai la si guarda con l' occhio all' aspetto ottocentesco''.