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Raffaello e l'amico, se fosse Lorenzo Medici il giovane?

  Nel tempo si è parlato di Pontormo, di Pinturicchio, di Castiglione, del Peruzzi. E se invece fosse Lorenzo de Medici il giovane, il figlio del primogenito di Lorenzo il Magnifico nonché nipote di Papa Leone X il ragazzo che posa con Raffaello nel celeberrimo "Ritratto con amico" del Louvre? Ad avanzare l'ipotesi è la storica dell'arte Claudia Viggiani, che spiega la sua suggestiva teoria in un articolo appena pubblicato sulla rivista Finestre sull'arte. Viggiani ricorda la storia del dipinto, entrato nel 1792 nella collezione del museo parigino. E ripercorre le tesi avanzate negli anni da diversi studiosi sull'identità del secondo protagonista dello splendido quadro, non a caso collocato in grande evidenza nella mostra allestita due anni fa alle Scuderie del Quirinale per i 500 anni dalla morte del geniale pittore urbinate.

La sua ipotesi di identificazione, spiega, si basa innanzitutto sulla somiglianza. A suo parere i tratti fisiognomici del giovane ritratto accanto al pittore ricordano quelli del rampollo Medici così come poi sarà raffigurato dallo stesso Raffaello nel 1517 in un altro dei suoi capolavori: il Giuramento di Leone III nella Stanza dell'Incendio di Borgo in Vaticano. E poi più tardi, nel 1518, nel Ritratto di Lorenzo de' Medici, duca di Urbino. Lorenzo, ricorda Viggiani, era nato a Firenze nel 1492, figlio di Alfonsina Orsini e Piero il Fatuo, primogenito di Lorenzo il Magnifico, dal quale il neonato aveva preso il nome. Dopo l'esilio della sua famiglia e la successiva restaurazione della stessa nel 1512, era tornato a Firenze come primo della città. Da quel momento i suoi interessi si erano concentrati esclusivamente sulla politica e sulla mission di consolidare le fortune e il potere della sua famiglia. Bravo e ambizioso, il giovane Medici, al punto da stringere un forte legame con Francesco I re di Francia. E qui entra in scena il terzo protagonista di questa storia, ovvero proprio il monarca francese. Che secondo la studiosa, sarebbe la persona alla quale i due giovani uomini del quadro stanno guardando, nonché probabilmente il destinatario del dipinto. Del resto, dice Viggiani, lo stesso Raffaello avrebbe avuto modo di conoscere personalmente il monarca francese. Potrebbe anzi averlo incontrato a Bologna nel 1516 dove era andato al seguito di Leone X e della sua corte. Possibile in quel contesto, persino l'ipotesi di un incontro a tre, il re con il giovane politico fiorentino, che gli era quasi coetaneo, e il pittore urbinate. Anzi: "Non è forse da scartare del tutto neanche l'ipotesi che i tre possano avere avuto l'opportunità di parlare della questione di Urbino- scrive Viggiani- per la quale il papa aveva manifestato l'intenzione di cacciare il duca e mettere al suo posto proprio Lorenzo, con l'aiuto della Francia".

 

 Nell'Autoritratto con amico, ragiona la studiosa, "Raffaello potrebbe quindi essersi raffigurato come un modello di sapienza politica che incontra il re, insieme al Medici, per mostrargli la propria volontà di totale sostegno al giovane. Sia il gesto di stringere e rassicurare l'amico, sia lo sguardo fermo rivolto al terzo interlocutore sembrano esprimere determinazione e una forza di persuasione adeguata a un ruolo simile". Raffaello, aggiunge Viggiani, "abile nel raccontare nei suoi dipinti la politica del tempo, era del resto l'artista ufficiale di Leone X, quello al quale aveva assegnato le committenze più prestigiose del suo papato". Potrebbe anche essere plausibile, argomenta, "che le consultazioni di Bologna possano avere fornito a Raffaello un'occasione per mostrare le sue qualità al monarca, che aveva fama di apprezzare molto la pittura contemporanea", e di proporsi al sovrano francese "come consulente in questioni antiquarie", tanto più che proprio un anno prima, nel 1515, Leone X aveva nominato Raffaello prefetto alle antichità.
 Non solo. Anche l'abbigliamento dei due protagonisti del quadro, per entrambi un sobrio saio di velluto scuro da cui fuoriesce il bianco della camicia, sembra rispondere ai criteri di sobrietà che il Castiglione, lui pure devoto al re di Francia, indicava come adatti ai cortigiani. Di qui l'idea che Raffaello abbia addirittura dipinto il quadro a Firenze, dov'era andato sempre al seguito di Leone X, o a Bologna, consegnando poi la tela al giovane Medici. Di più, conclude: "Possiamo pure immaginare che, se anche Raffaello non avesse potuto incontrare il re insieme a Lorenzo, la sua presentazione sarebbe comunque arrivata a Francesco I attraverso il ritratto che, comunque, proprio in una di queste due occasioni potrebbe essere entrato nelle collezioni reali in Francia, successivamente confluite al Louvre". 

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