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Jan Fabre, corallo rosso e sangue per raccontare la vita

(ANSA) - ROMA, 15 DIC - Cuori, teschi, croci, volti, copricapi, arredi religiosi e figure geometriche e una grande goccia di sangue di corallo rosso scolpito minuziosamente, e poi i disegni di un feto colorati con sangue d'artista che evocano ecografie ed esami clinici, ma anche gli studi anatomici di Leonardo, disegno come "creazione dell'esistenza", in questo caso quella del figlio Django. Il gesto visionario di Jan Fabre espresso in oltre 30 nuove sculture e nella serie di 'sanguigne' inedite è in mostra alla Galleria Mucciaccia, a Roma, che ha deciso di prorogare l'esposizione fino al 14 gennaio grazie alla risposta del pubblico.
    'Allegory of Caritas (an act of love)', curato da Melania Rossi, è un progetto che si sviluppa su un doppio binario, nello spazio espositivo della Capitale e nella sede londinese dalla galleria con altre opere della stessa serie. Tra i lavori selezionati anche i simboli legati alla solidarietà e agli aiuti umanitari, oggetti che ricordano credenze popolari e vicende personali dell'artista. "Il corpus di sculture in corallo rosso del Mediterraneo, concrezioni rosso fuoco che sembrano emerse direttamente dagli abissi della mente dell'artista, è un incontro poetico tra materia naturale e visionarietà artistica - spiega la curatrice -. Allo stesso modo, nei disegni realizzati dall'artista fiammingo con il suo stesso sangue, il fluido vitale è usato con abile maestria tecnica per raccontare la gestazione del figlio".
    La ricerca sul corpo umano di Fabre, che in passato ha investigato anche le potenzialità del cervello da lui definito "la parte più sexy", affronta l'origine e il mistero della vita, così come le armonie e la bellezza, con opere dal significato allegorico profondo. Anche nella forma del ramo corallino, ad esempio, è facile rintracciare una somiglianza con il reticolo dei vasi sanguigni. "Nelle opere di Fabre - è stato osservato - la visionarietà dell'artista fonde la lunga tradizione simbolica del corallo al concetto di 'caritas', parola latina che etimologicamente deriva da carus, diletto, amato. Un concetto presente in tutte le culture da est a ovest del mondo, che unisce tutti gli esseri umani nella solidarietà e nell'amore, come motore che continua a generare e a preservare la vita".
    Nei suggestivi disegni di sangue l'artista racconta la scintilla dell'esistenza attraverso le ecografie del figlio nel grembo materno, invito a una riflessione sulle vulnerabilità e sulle necessità umane. Ecco, quindi, che per Jan Fabre "l'esperienza privata si fa universale nelle opere che ci inducono a osservare le cose del mondo come aggregazioni di significati che risuonano tra loro, di storie che si tramandano e si fondono nel corso del tempo". (ANSA).
   

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