Ci sono alcuni movimenti artistici che cambiano le regole del gioco e trasformano il gusto. Incompresi dai loro contemporanei, in seguito fanno scuola e il loro stile si impone come uno standard estetico imprescindibile. E' il caso dei Macchiaioli nel panorama dell'arte italiana dell'Ottocento. Essa, dominata da dipinti dei grandi della storia o di personaggi romanzeschi, viene rivoluzionata completamente da artisti che scelgono invece di portare alla ribalta soggetti umili della realtà contemporanea dando voce per la prima volta alla società contadina. Proprio ai Macchiaioli è dedicata una mostra al museo Revoltella di Trieste dal titolo "I Macchiaioli, l'avventura dell'arte moderna".
Il percorso espositivo prodotto da Arthemisia e curata dallo storico dell'arte Tiziano Panconi sarà visitabile da domani fino ad aprile; raccoglie 80 opere di questi artisti italiani, ripercorrendo la storia del movimento dalla "rivoluzione della macchia" avvenuta a Firenze tra 1855-56 fino all'affermarsi del Naturalismo a inizio Novecento, che testimonia la piena ricezione della lezione macchiaiola. Tra i pittori più significativi del movimento nell'allestimento ci sono Telemaco Signorini, Silvestro Lega e Giovanni Fattori. Delle loro opere, sono in esposizione "Solferino" e "Bambino a Riomaggiore" (Signorini), "Mamma con bambino" (Lega), "Mandrie Maremmane" (Fattori), che chiude il percorso di visita.
Il gruppo di artisti prende il nome da un termine usato da un giornale conservatore per definirli con spregio. Il loro linguaggio pittorico infatti rompe in maniera netta con la tradizione e la moda dell'epoca, che si muoveva tra Neoclassicismo e Romanticismo. I Macchiaioli stilizzano la forma, rimuovendo tutto ciò che non è espressivo al punto tale che, per i loro critici contemporanei, sembrano dipingere con "macchie". Quello che desiderano fare, in realtà, è restituire l'immediatezza del colpo d'occhio e la vitalità della luce nella ricerca di rappresentare la realtà così com'è. Prendono spunto dai pittori che in Francia, nella foresta di Fontainebleau, dipingono en plein air utilizzando specchietti affumicati per cogliere in maniera più vivida i chiaroscuri. I macchiaioli, al di qua del confine, escono a loro volta dagli atelier con un attrezzo analogo e lo utilizzano per immortalare, per la prima volta, la realtà della vita contadina. L'esperienza del chiaroscuro messo in risalto dal riflesso è un'esperienza che potrà vivere anche il visitatore della mostra grazie alla presenza nell'esposizione di uno specchio fumé.
La scelta del soggetto operata dai Macchiaioli è programmatica e politica: furono animati da un forte spirito rivoluzionario non solo nel rompere gli schemi dal punto di vista artistico, ma anche dal punto di vista politico. Convintamente coinvolti nel Risorgimento italiano (alcuni combatterono nelle battaglie chiave che portarono all'unità d'Italia), credettero fermamente nella rivoluzione egalitaria che speravano l'avrebbe seguita. Come sottolinea il curatore della mostra, Panconi, il credo risorgimentale li portò a sviluppare "per la prima volta un linguaggio artistico nazionale e identitario"; in questo senso "sono padri di un'Italia che diventerà nazione".
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